La Regione acquista 4 refrigeratori per conservare i vaccini a -80 gradi: ecco dove e quando scatterà la campagna

UDINE. «Con l’acquisto di altri 4 frigoriferi speciali, per la conservazione di medicinali a temperature molto basse, tra -75 e -80 gradi – che ci verranno consegnati entro fine mese, il Friuli Venezia Giulia è pronto per l’inizio della campagna vaccinale contro il Covid-19».
A dirlo l’assessore alla Salute Riccardo Riccardi, dopo l’approvazione del piano nazionale strategico per la vaccinazione anti Sars-CoV-2. «Il piano – spiega Riccardi – definisce le linee guida per quella che sarà la prima campagna di vaccinazione di massa dopo decenni, conferma la regia nazionale su questo tema, delegando alle Regioni la parte operativa.
Per quel che ci riguarda abbiamo già definito la nostra strategia, individuando i centri di responsabilità regionale sia per la parte prettamente sanitaria che per quella logistica (l’ingegner Mauro Asaro della direzione centrale Salute e il dottor Giuseppe Tonutti alla guida dell’Arcs), e ci siamo mossi con molto anticipo per essere in grado di essere preparati alla gestione di questa fase cruciale nella lotta alla pandemia».
Detto ciò «restiamo in attesa delle indicazioni dal Governo e su quelle ci muoveremo prosegue l’assessore –. Ed è inutile nascondere la complessità dell’operazione che peserà sempre sugli stessi sanitari. È un’operazione necessaria e importante ma non va dimenticato che per i tempi in cui si svolgerà, potrebbe sovrapporsi ad un periodo in cui il contagio è ancora presente».
Come l’acquisto di speciali refrigeratori nei quali stoccare i farmaci, che devono garantite temperature molto basse per la conservazione di medio periodo. «Avevamo già 4 frigoriferi con queste caratteristiche – dettaglia Riccardi –, ce ne servivano altri per poter mantenere in sicurezza tutti i medicinali che arriveranno, li abbiamo acquistati e ci verranno consegnati entro fine mese».
Complessivamente si prestano a stoccare 780 mila dosi di vaccino. «Che non arriveranno tutti immediatamente – spiega Tonutti. La Pfizer, che è la prima casa farmaceutica a rendere disponibile un vaccino, ma altre lo faranno, ha contrattualizzato per l’Italia 27 milioni di dosi, per cui attendiamo una quota di 538 mila dosi da questa azienda, in tre tranche da 200 mila dosi cadauna, quindi siamo attrezzati».
I farmaci sono attesi in regione «entro gennaio, secondo le previsioni del commissario Arcuri – indica la data Riccardi –. La prima quota di vaccini potrebbe essere di 60 mila dosi, ma attendiamo ancora conferma, e in considerazione che sono necessarie due dosi per ogni soggetto, potrebbero essere 30 mila le persone coinvolte nella prima fase che, secondo le linee guida del piano strategico, saranno persone appartenenti al comparto sanitario, medici, infermieri, terapisti, personale e ospiti delle case di riposo, medici di medicina generale, ecc.».
Sulla base del maggior rischio di contrarre la patologia, e di patire conseguenze severe e letali dalla malattia, si proseguirà con la vaccinazione degli over 80, quindi della popolazione di età compresa tra i 60 e i 79 anni, e così via a scendere, comprendendo i soggetti a rischio perché sofferenti di una o più patologie.
Secondo la stima elaborata dall’Arcs «la maggior parte delle vaccinazioni verrà svolta tra maggio e luglio (interessando il 60/70% della popolazione) con l’obiettivo di concludere la campagna entro fine anno» spiega ancora Tonutti, partendo dal presupposto dell’adesione volontaria alla vaccinazione.
Rispetto a durata ed efficacia «le fasi sperimentali dei vari tipi di vaccino attestano l’efficacia al 94/95% – risponde Tonutti –, quanto poi alla durata dell’immunizzazione, lo sapremo solo con il tempo. Questo pare essere un virus che non muta, quindi l’auspicio è che possa durare per sempre».
Saranno 5 i luoghi in cui si effettuerà la vaccinazione «e dovranno essere luoghi che garantiscano un afflusso notevole ma ordinato delle persone, dotati di parcheggi e viabilità adeguata». Da qui l’individuazione delle fiere come strutture idonee.
Certe quelle di Udine e Pordenone, ancora in valutazione la scelta di Gorizia o Monfalcone per l’area isontina, c’è l’ipotesi nel nuovo centro congressi per Trieste e mentre per l’area montana si pensa ad un edificio a Tolmezzo, nei prezzi dell’uscita della A23. —
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto