La Regione finanzia la chiesa ortodossa

PORDENONE. Centomila euro per finanziare la nuova chiesa romena ortodossa a Pordenone: a garantirli è stata la Regione Friuli Venezia Giulia, che ha approvato l’emendamento nella legge di bilancio ovvero la finanziaria 2018. Il testo è stato presentato dal consigliere del Pd Renzo Liva, che ha così aperto le porte a un edificio di culto che la comunità religiosa, particolarmente numerosa, attende da tempo.
La decisione. «Il contributo alla parrocchia ortodossa romena della Nascita di San Giovanni Battista di Pordenone equivale a circa il 25 per cento delle risorse che la comunità di duemila romeni investirà a Pordenone – ha confermato ieri lo stesso Liva -. Per acquisire un immobile da trasformare in luogo di culto e di aggregazione socio-culturale. Si tratta di un aiuto nel tassello delle politiche sociali di integrazione».
Il tempio. I romeni non hanno un tempio dedicato e con padre Octavian Shintee hanno atteso dal 2010 la formalizzazione della cessione di un’area comunale nella zona industriale sull’asse Pordenone-Oderzo per traslocare l’altare. Non lontano dalla Fiera. «Il progetto presentato dalla comunità romena ortotodossa – hanno detto in Regione – non riguarda l’acquisto di un capannone industriale. Si tratta di un altro edificio». Al momento non è dato di sapere di più.
La chiesa. La Santissima intanto è la chiesa “condominio” che i romeni ortodossi condividono ogni domenica e feste comandate con i cristiani tradizionalisti del gruppo “Una voce”, che celebra in latino. «Una convivenza che va avanti con il problema di montare e smontare l’altare – ha confermato Carina Sava Cesa presidente della comunità provinciale Enescu –. Per ogni liturgia». Dalla croce e dal culto della Vergine alle icone ortodosse, la Santissima cambia il “look” ogni domenica a seconda dell’orario.
La colletta. La raccolta fondi per il nuovo centro religioso è partita nel 2010, nella comunità guidata da padre Octavian Schintee. Ma i soldi sono pochi e tanti romeni si sono trovati, negli anni della crisi di lavoro, in cassa integrazione o licenziati. «Tanti se ne sono andati da Pordenone e provincia per cercare lavoro – ha aggiunto Sava Cesa –. Ma ci piacerebbe una chiesa nostra. E’ difficile raccogliere fondi, quando non ci sono i soldi per campare in casa di tanti fratelli romeni. Circa il 20% è tornato in patria: non c’è lavoro in Italia».
Resta da chiedersi, quindi, come la comunità reperirà il resto delle risorse per realizzare il progetto. «In tempo di crisi è difficile poter immaginare di avviare un progetto impegnativo» aveva detto padre Octavian Schintee qualche anno fa: dal 2002 è la guida spirituale degli ortodossi. Altri fanno riferimento alle comunità di Prata e a San Giorgio della Richinvelda.
Il progetto. Alcuni anni fa il Comune di Pordenone aveva offerto alla comunità una sua proprietà in viale Treviso, ma i soldi per costruire il luogo di culto non si trovavano. Dal 1988 l’intesa tra il patriarca di Bucarest e il vescovo di Concordia-Pordenone Sennen Corrà ha dato in uso il tempio cinquecentesco della Santissima Trinità, in via San Giuliano. Tra gli affreschi del Calderari, di Pomponio Amalteo si intonano le preghiere e canti in romeno.
La chiesa ottagonale è zeppa di fedeli negli appuntamenti di Natale e Pasqua quando viene chiusa la strada: duemila fedeli. Lo spostamento di altari e paramenti sacri reso necessario dalla convivenza tra due chiese rischia, però, di danneggariare gli affreschi di grande valore che si trovano nel tempio.
Una voce. Messa in lingua romena ma terminato il rito, l’incastro capita con le celebrazioni cattoliche del gruppo “Una Voce”. I fedeli del rito antico in latino condividono da molti anni l’antico tempio in via San Giuliano con gli ortodossi e quando capita la coincidenza della Pasqua in calendario fanno i salti mortali per utilizzare gli altari. Il disagio è quello di conciliare i diritti liturgici. «Felici per i fratelli romeni – dicono i latinisti di Una Voce – che avranno un tempio dedicato».
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