La Regione frena sulle deroghe al Patto

La sentenza della Consulta apre la strada a una trattativa con lo Stato. Benefici non immediati, l’assessore: non diventeremo un Paradiso fiscale

UDINE. Frena la Regione sui benefici che potrebbero derivare al Friuli Venezia Giulia dalla recente sentenza della Corte Costituzionale che ha stabilito l’inapplicabilità alle Regioni autonome delle sanzioni legate allo sforamento del patto di stabilità. Frena le speranze nutrite dall’Anci Fvg e da molti sindaci che nel pronunciamento intravvedono invece un varco nel quale infilarsi senza esitazioni per costringere lo Stato a ritrattare i vincoli del patto contestualmente alle sanzioni, che non scompaiono tout court, ma devono essere per i primi cittadini frutto di una nuova trattativa Stato-Regione. Davanti al pronunciamento, la presidente Debora Serracchiani ha chiesto ieri mattina ai funzionari di verificarne le conseguenze.

«Si tratta di una sentenza complessa – ha affermato in mattinata, dopo un incontro con gli imprenditori dell’area industriale di Osoppo –, gli uffici la stanno approfondendo per dirmi quali saranno le conseguenze sulla nostra regione». Il verdetto è arrivato a metà pomeriggio.

L’interpretazione regionale

«Con la sentenza numero 219 del 19 luglio scorso – si legge in una nota –, la Corte costituzionale ha dichiarato illegittima la disciplina che detta sanzioni per la violazione del patto di stabilità da parte delle Regioni. In particolare, la corte ha ritenuto che l’applicazione diretta di queste sanzioni anche alle Regioni a statuto speciale e alle Province autonome sia illegittima per eccesso dei limiti della delega in tema di federalismo fiscale (legge 42/2009). Infatti, detta legge riserva la determinazione di tali sanzioni ai singoli accordi che lo Stato deve definire con le Regioni speciali in materia di Patto di stabilità».

«La Corte – si legge ancora – ha censurato il modo e la sede normativa in cui sono state previste le sanzioni per la violazione del patto da parte delle autonomie speciali, ma senza escludere con ciò che debbano prevedersi sanzioni in caso di violazione degli accordi da parte della singola Regione a statuto speciale».

Autonomia, non paradiso fiscale

«Non si cada nell’equivoco di credere che l’autonomia speciale possa essere sinonimo di paradiso fiscale: nessuno si illuda che ci si possa liberare dalle sanzioni», è il commento dell’assessore regionale alle finanze Francesco Peroni che spiega: «La vera novità della sentenza costituzionale sta nel fatto che la determinazione delle sanzioni per la violazione del Patto di Stabilità entra a far parte della materia di negoziato tra Stato e Regione autonoma».

«Ti par poco?», è il commento a caldo degli amministratori locali che come detto, sulla stessa lunghezza d’onda di altri amministratori di regioni Speciali, su tutti il governatore della Sardegna, chiedono di intavolare subito una nuova trattativa con lo Stato.

Peroni al momento si limita a ribadire che «le sanzioni sono il contraltare dell’impegno assunto dal nostro Paese in materia di finanza pubblica, al pari degli altri Stati membri, nei confronti delle istituzioni europee: impegno al quale sono chiamati a concorrere anche gli enti territoriali, autonomie speciali comprese».

Panontin bacchetta l’Anci

Chiede, l’assessore alle autonomie locali, «prudenza su temi cosi delicati» e soprattutto, l’astensione da «dichiarazioni a effetto al solo scopo di ottenere un facile ma effimero compenso». L’affondo è diretto al presidente regionale dell’associazione dei Comuni, Mario Pezzetta, che confortato dalla lettura della sentenza e dalle interpretazioni date da altre autonomie aveva invitato la giunta a «liberare i finanziamenti per investimenti dati ai Comuni e valutare assieme nuove modalità di assegnazione» ipotizzando, nell’immediato, la rinegoziazione dei vincoli del patto in una nuova trattativa con lo Stato.

Dichiarazioni che evidentemente non sono piaciute a Panontin, il quale ieri ha auspicato che «effettuati gli opportuni approfondimenti, (il presidente dell’Anci) vorrà correggere le sue frettolose dichiarazioni».

I sindaci con Pezzetta

Se il presidente ha liquidato l’attacco dell’assessore con un “no comment”, probabilmente rinviando un nuovo intervento sulla sentenza a valle dell’esecutivo Anci in programma per metà settimana, Dario Angeli, primo cittadino di Remanzacco, e il collega gemonese Paolo Urbani la loro hanno invece voluto dirla già ieri.

Per Angeli «si riparte da zero. Dal giorno successivo alla pubblicazione della sentenza la norma impugnata non può più essere applicata. Chiaro, e qui chiedo che la politica faccia un passo avanti, ora bisogna capire con lo Stato cosa andiamo a rinegoziare. Per noi una cosa è certa: la sentenza dice che in questo momento le sanzioni non sono applicabili. Di questo punto ci si faccia forti aprendo subito una nuova trattativa perché, al di là della polemiche, i Comuni hanno risorse ferme che non possono essere spese per pagare le imprese».

Urbani si affianca alla richiesta: «Si apra subito un nuovo tavolo Stato-Regione nel quale rinegoziare in modo puntuale sanzioni e vincoli. Perché è questo – afferma Urbani – che indirettamente ci consente di fare oggi la sentenza della Consulta».

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