La ricercatrice precaria fra l’America e l’Italia

Daniela Cessello è una delle prime assunte per 3 anni grazie alla legge Gelmini: «Il lavoro è talmente bello che l’aspetto economico e l’instabilità vengono dopo»

Ore e ore davanti al microscopio senza sentire la fatica e con l’entusiasmo della scoperta nel cuore. Si può tratteggiare così il profilo di Daniela Cesselli, 42 anni, ricercatrice universitaria di Azzano Decimo, esperta in cellule staminali, che dal 2000 lavora tra l’America e l’Italia, ma che solo lo scorso anno è riuscita ad avere un’assunzione a tempo determinato per 3 anni rinnovabili per altri 2.

Cesselli, di fatto, è ancora una precaria, lavora nel dipartimento di Scienze mediche e biologiche dell’università di Udine e fa parte dei gruppi di ricerca dei professori Carlo Alberto Beltrami e Giacinto Scoles, sull’utilizzo delle nanotecnologie per studiare le cellule staminali e curare i tumori e le patologie cardiache. Domani sera racconterà la sua storia alla Notte dei ricercatori.

Una storia che inizia nelle aule e nei laboratori dell’ateneo friulano dove la ricercatrice si è laureata in Medicina. Da specializzanda in Oncologia, Cesselli nel 2000 è andata negli Usa a lavorare e studiare nel laboratorio del professore Piero Anversa, e qui rimase tre anni. Rientrata nel 2003 in Italia, seguì il dottorato di ricerca a Siena continuando a lavorare a Udine dove il gruppo del professor Beltrami iniziava a mettere a punto il metodo di isolamento delle cellule staminali e a studiarle nelle patologie cardiache analizzando i cuori trapiantati. Era una dottoranda e davanti aveva un futuro tutt’altro che certo, soprattutto dal punto di vista economico. Un aspetto questo che non ha mai prevalso nella sua vita da ricercatrice perché la passione per quello che sta facendo è troppo forte.

«Grazie alla collaborazione con il professor Scoles - racconta Cesselli - ho avuto il posto da ricercatore per 3 anni». Lo dice con estrema serenità perché lei piuttosto di pensare agli aspetti economici è più importante lavorare tutti i giorni dalle 8 alle 19. «Il lavoro è talmente bello e interessante che mette in secondo piano l’aspetto economico e la precarietà» ripete la ricercatrice riconoscendo che la sua situazione di single la favorisce in tutto questo.

Daniela vive la ricerca come una missione per aiutare gli altri: «In questo momento - rivela - sto studiando il meccanismo di comunicazione tra le cellule tumorali e quelle che supportano il tumore per capire il linguaggio di questo continuo feedback». La studiosa che trascorre buona parte del suo tempo al microscopio non ha dubbi: «Le premesse indicano che vale la pena investire in questo settore». Non è l’unica in un paese che investe sempre troppo poco nella ricerca.

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