La ricetta di Bini per il 2022: «Investimenti sul territorio e rilancio di aree strategiche»
L’assessore regionale a Turismo e Attività produttive punta su Aussa Corno, Manzanese e imprese ad alta tecnologia
UDINE. Continuare a investire sul territorio, rilanciare aree strategiche del Friuli Venezia Giulia come l’Aussa Corno, oppure il distretto della Sedia e attrarre nuove imprese, in particolare quelle di tecnologia avanzata, in regione.
Tre assi di intervento, questi, che rappresentano l’architrave del 2022 per Sergio Bini, assessore alle Attività produttive e Turismo della giunta di Massimiliano Fedriga.
Assessore cosa ha fatto, concretamente, la Regione in questi anni per il tessuto economico locale?
«Mi piace lasciare parlare i numeri. La mia Direzione è partita da una dotazione finale nel 2018 di 88 milioni di euro. Fondi diventati 135 nel 2019, 181 nel 2020 e 192 nel 2021. Il 2022, quindi, si apre con un budget iniziale di 133 milioni che verranno, ovviamente, integrati nei vari assestamenti. Il tutto senza dimenticare i fondi del Por-Fesr 2021-2027, con le prime disponibilità già nel 2022, per un controvalore compreso tra 130 e 150 milioni di euro. Investimenti notevoli e i risultati si vedono anche se non è soltanto merito nostro. Anzi, la maggior parte è figlia della tenacia e del coraggio dei nostri imprenditori e lavoratori che hanno saputo garantire risposte importanti in tempi non proprio semplicissimi».
Che 2022 si attende?
«Penso che questa giunta abbia contribuito a costruire fondamenta economiche solide per la regione, ma è altrettanto vero che dovremo affrontare una serie di problematiche che rischiano di rallentare la forte crescita in atto tanto in Friuli Venezia Giulia quanto in Italia».
Ci può fare qualche esempio?
«La pandemia, senza dubbio, ma soprattutto l’incremento significativo del costo dell’energia. In questo senso va ringraziato il Governo per le importanti misure messe in campo in legge di Bilancio che, però, non possono bastare. Serve un piano nazionale per l’energia. Non è possibile continuare a vivere in un Paese dove il 94% del gas viene importato perché, così facendo, resteremo sempre succubi di scelte altrui».
Scusi, ma lei su cosa punterebbe?
«Condivido l’idea di ripristinare investimenti considerevoli sull’energia nucleare. Eolico e fotovoltaico da soli non possono essere sufficienti e, come Paese, abbiamo bisogno di una continuità energetica. Smettiamola, poi, di creare panico quando le centrali operano regolarmente a pochi chilometri da noi. Oltre al nucleare, inoltre, bisogna puntare su gas naturali che abbiamo a disposizione chilometro zero. È arrivato il momento di cominciare a trivellare anche nell’alto Adriatico senza lasciare l’estrazione nelle mani di Paesi stranieri».
Oltre all’energia che altre nubi vede all’orizzonte?
«In primis l’inflazione. A me preoccupano molto i dati in arrivo dagli Stati Uniti dove la crescita rischia di essere ben superiore al 3%. D’altronde quando in un anno si assiste a un aumento dell’acciaio tondo del 230%, del cemento del 10% e del legname del 39% si materializzano problemi di non poco conto con le imprese che potrebbero bloccare gli investimenti in attesa di tempi migliori. A questo, infine, va aggiunta la mancanza di componentistica, specialmente quella prodotta nei Paesi asiatici».
La Regione, in questo senso, come può intervenire?
«In legge di Stabilità abbiamo investito su aree con una potenzialità di crescita notevole, e mi riferisco all’Aussa Corno, per anni bloccata da una procedura commissariale, e alla zona del Manzanese-Cividalese. Poi abbiamo stanziato 100 milioni l’anno per far sì che il Friuli Venezia Giulia diventi strategico nei comparti della ricerca applicata e delle produzioni ad alta tecnologica potenziando anche il ruolo dei Consorzi e dei contratti di insediamento. Nel corso dell’anno, inoltre, completeremo la riorganizzazione dei meccanismi di finanza agevolata».
Resta da chiarire l’aspetto turistico...
«Detto dei 70 milioni sui poli montani vorrei sottolineare gli investimenti, come non se ne vedevano da anni, su alcuni luoghi simbolo. Penso a Terrazza a mare, all’Arena Alpe Adria, ma anche alle progettualità su Castelmonte e sul Lussari. Da inizio mandato, lo ricordo, ho sempre puntato molto sulla riqualificazione delle strutture ricettive. Bene, abbiamo appena aperto il nuovo bando per il fondo turismo da 14 milioni di euro e cominciato a iniettare risorse in favore degli appartamenti a uso turistico con l’obiettivo di fare tutto il possibile per trasformare la nostra regione in una realtà altamente attrattiva per i visitatori».
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto