«La rinascita di Exe? Qui solo erbacce»

Non esiste a Palmanova l’impianto indicato per poter sanare il deficit. Il sindaco Martines: siamo contro quel progetto

UDINE. Al posto dell’impianto che dovrebbe sancire la rinascita della Exe (e soprattutto rimpinguarne le casse) c’è una distesa di terra ed erbacce. Siamo nella zona industriale alle porte di Palmanova e, stando al cartello di cantiere, il 24 dicembre scorso dovevano partire i lavori per la costruzione di un polo industriale da 6 milioni di euro per il trattamento e la gestione di terre provenienti da spazzamento stradale.

Ma a tutt’oggi dal Comune giurano di non aver mai ricevuto alcun pagamento per la concessione edilizia né tanto meno di avere rilasciato l’ok a costruire. E il rilancio della società controllata dalla Provincia - che ha chiuso il bilancio 2012 con 2,3 milioni di euro di buco - sembra allontanarsi.

Nella relazione allegata al bilancio approvato la scorsa settimana, il cda di Exe indicava quali unici aspetti positivi nell’evoluzione della gestione «l’approvazione del progetto per la lavorazione degli spiaggiati a Fossalta, in comune di Portogruaro» e «l’approvazione del progetto di un impianto per il trattamento dei residui dello spazzamento stradale, la cui costruzione è iniziata a Palmanova».

Ma se l’impianto di Fossalta, controllato dalla partecipata Sisare (Exe è socia al 50%), è «in attesa di ricevere la formale autorizzazione da parte della Provincia di Venezia» - come si legge in un altro passaggio della relazione - quello di Palmanova è al centro di una pioggia incrociata di ricorsi al Tar, cui s’aggiunge il sindaco della città stellata, Francesco Martines, esponente del Pd, e la sua posizione netta: «Noi quell’impianto non lo vogliamo».

Nella Palm’è srl sono coinvolte la Exe (60%) e la Daneco (40%). A quest’ultima è affidato il compito di costruire materialmente un impianto che a regime dovrebbe lavorare quasi 30 mila tonnellate di residui della pulizia stradale l’anno, producendo anche 75 mila chilowatt ora di energia grazie a pannelli fotovoltaici installati sul tetto.

Ma il Comune fa muro: «Quella è sì una zona industriale – spiega Martines – ma appena eletto ho fatto una delibera per escludere imprese insalubri in un’area che ospita già una cinquantina di case a meno di 400 metri. Case che entro un paio d’anni raddoppieranno perché l’Ater sta costruendo un complesso con 59 appartamenti».

Proprio quella delibera comunale è stata impugnata dalla Exe al Tar. «Il Comune a fine 2011 ha introdotto una variante urbanistica in cui si vietano insediamenti insalubri nella zona industriale perché ci sono cittadini che abitano nelle vicinanze e in più c’è un’azienda agroalimentare», dice Martines. Mentre Exe e Comune attendono la fissazione dell’udienza, c’è un secondo ricorso che vede coinvolta il Comune contro la Regione, rea di avere rilasciato l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia). Insomma, sembra difficile che Palm’è e Sisare possano «entrare in esercizio nel 2014, diventando ambedue punto di riferimento quanto meno per due regioni», come invece profetizza la relazione allegata al bilancio Exe.

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