La rivolta dei sindaci a difesa del terzo mandato
UDINE. I più espliciti sono i sindaci di Remanzacco, Dario Angeli, e di Reana del Rojale, Edi Colaoni, che mettendo al bando indugi e mezzi termini gridano allo scandalo. Il più pacato è Andrea Zuliani, primo cittadino di Campoformido, per un verso voce fuori dal coro e per altri, invece, in linea con i colleghi.
Ma pesa anche il “no comment” di Mario Pezzetta, primo cittadino di Tavagnacco (al secondo mandato), vicino al Pd e presidente dell’Anci Fvg. Il dietrofront della Regione sul terzo mandato dei sindaci, reso possibile dal centrodestra nel dicembre 2012, non passa sotto silenzio, è una doccia fredda per chi è al secondo “giro”.
L’inatteso ribaltone annunciato dall’assessore alle Autonomie locali Paolo Panontin innesca la miccia di una polemica che promette di ingrossarsi.
«Se nel periodo trascorso finora alla guida del Fvg – sbotta Angeli – il presidente della giunta ha individuato nel terzo mandato il problema più grave del nostro territorio, beh, mi pare che non ci siamo proprio. Capisco che di questi tempi, in cui amministrare è tutt’altro che semplice, figure con un certo bagaglio d’esperienza possano risultare scomode, perché l’esperienza appunto, paradossalmente, può creare ostacoli. Resta il fatto che uno schiaffo come quello che abbiamo ricevuto è difficile da accettare. Perché non chiederci dimissioni anticipate?».
Fuoco e fiamme anche da Colaoni. «Bistrattati. Gli amministratori locali sono considerati alla stregua di somari. Sarebbe bene se ne andassero di corsa – e non al trotto, al galoppo – quanti propongono quest’assurda manovra che contesto nel metodo e nel merito. Si operino riforme dove serve – attacca Colaoni – invece che pestare a casaccio. La capacità maturata sul campo non è una sciocchezza: nella criticità odierna i sindaci sono gli unici argini, i soli organi di “garanzia”, l’ultimo vero baluardo».
Meno accesi ma carichi di spunti di riflessione i toni di Mauro Di Bert, sindaco di Pavia di Udine. «Facciano quel che vogliono. Certo è che se la riforma delle Autonomie consiste nell’annullamento del terzo mandato allora siamo alla frutta. Si preoccupino di Imu e Patto di stabilità affinchè le amministrazioni possano lavorare. Quella del sindaco – la sola figura che ancora tiene sul territorio, il resto è completamente sfilacciato – è l’unica elezione in cui il cittadino sceglie davvero chi vuole – afferma Di Bert –, l’unica forma in essere di democrazia autentica. La sensazione è che si stia cercando di spostare l’attenzione dai temi centrali. Avrei potuto candidarmi alle ultime regionali, non l’ho fatto per due motivi. Primo: una legge vergognosa. Secondo: la volontà di assolvere al mio incarico fino in fondo».
Zuliani, invece, sfida i consiglieri regionali. «Due mandati, a mio avviso, sono più che sufficienti. Il principio, però, deve valere per tutti, dai Comuni a Roma. Altra questione è la scarsissima attenzione riservata dalla politica ai Comuni: si parla tanto di autonomie locali ma nella sostanza – pungola Zuliani – non si fa nulla a loro favore». No comment, per ragioni di opportunità istituzionale, da Pezzetta.
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