La sentenza arriva dopo 16 anni il Comune deve risarcire Fim

La storia del contenzioso con la società immobiliare inizia nel 1975 e riguarda l’edificabilità di alcuni terreni A carico dell’ente di Tavagnacco spese legali e interessi, per totali 200 mila euro. Il sindaco: «Ricorreremo»
Di Margherita Terasso
Feletto 7 Marzo 2014 municipio Copyright e Foto Press - Massimo Turco
Feletto 7 Marzo 2014 municipio Copyright e Foto Press - Massimo Turco

TAVAGNACCO. Lavori di interramento della linea elettrica in cambio di una modifica della destinazione d’uso dei terreni. Una “promessa”, seppur non documentata né provata, che costerà al Comune di Tavagnacco quasi 200 mila euro.

È la somma che l’ente dovrà corrispondere alla Finanziaria Immobiliare F.I.M. in seguito alla sentenza del tribunale di Udine depositata il 24 febbraio 2017. Il giudice Giampaolo Fabbro ha accolto la domanda di indebito arricchimento e ha condannato il Comune al pagamento di oltre 152 mila euro, a cui si aggiungono le spese di lite (oltre 16 mila euro) e gli interessi maturati.

Per riscostruire la vicenda bisogna tornare al 1975, quando la società, proprietaria di un terreno di 40 mila metri quadrati, presenta al Comune un piano di lottizzazione al fine di ottenere una concessione edilizia, per procedere all’edificazione. L’ente, mesi più tardi, decide di modificare il Piano di Fabbricazione e il Regolamento edilizio comunale variando la destinazione urbanistica di alcune aree: quella di proprietà F.I.M. passa da residenziale ad agricola, rendendo vane le intenzioni della società. Ma c’è un dettaglio: F.I.M. afferma che il sindaco di allora, Valerio Frezza, aveva invitato la società a non presentare osservazioni alla variante in quanto l’area avrebbe assunto nuovamente destinazione edificatoria.

Passano gli anni e nel 2001 si prevede che nei terreni della F.I.M. venga realizzato un intervento di viabilità di interesse sovracomunale, inserito nel Prusst. La società allora si offre di eseguire a sue spese l’interramento di una linea ad alta tensione, in cambio però della revisione nell’edificabilità dei terreni. Il Comune conferma e chiede a F.I.M. di intervenire finanziariamente. L’intervento - di oltre 152 mila euro - viene realizzato sulla base dell’affidamento riposto nell’amministrazione. Ma l’ente non provvede alla modifica della destinazione d’uso, così la società decide di agire per vie legali, chiedendo al tribunale di dichiarare la responsabilità del Comune nell’averla indotta a confidare nella sottoscrizione di una convenzione urbanistica perequativa accompagnata alla restituzione della vocazione edificatoria ai terreni. Alla prima udienza il Comune è dichiarato contumace: si costituisce tardivamente, affermando di non aver avuto conoscenza del procedimento fino a pochi giorni prima. A febbraio di quest’anno la decisione: secondo il giudice non c’è la prova che sia stato assunto dal Comune l’impegno a mutare la destinazione dei terreni (non c’è la responsabilità precontrattuale), ma l’ente ha ricevuto un indubbio beneficio economico dai lavori realizzati dalla società. Ecco perché l’indebito arricchimento. A nulla è servito eccepire che il vantaggio è stato conseguito anche dal Comune di Udine. «Ricorreremo in appello contro la sentenza», il breve commento del sindaco Gianluca Maiarelli.

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto