«La sfida è far funzionare la società appena nata»

Massimiliano Londero: «I carichi fiscali frenano ogni possibilità di espansione». Ana Spinuc: «Almeno un anno senza tasse per ammortizzare i costi iniziali»
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UDINE. Abbiamo raccolto le testimonianze di alcuni giovani che nel corso del 2012 sono diventati imprenditori dando vita a nuove realtà aziendali.

Massimiliano Londero ha aperto da circa un anno a Gemona un’agenzia di marketing e pubblicità. Per i relativi adempimenti (in via telematica) si è appoggiato a un consulente.

«Avviare un’attività non è difficile. I tempi sono rapidi. Nel mio caso l’accensione della partita Iva è avvenuta in un giorno. I costi non sono proibitivi, anche se c’è da tener presente che per la costituzione di una società bisogna stendere l’atto pubblico da un notaio. Ma i veri problemi per un giovane imprenditore non stanno lì». Dove stanno? «Nel far funzionare l’azienda, che fin dai primi passi è gravata da pesantissimi carichi fiscali che ne frenano ogni possibilità di espansione. Se il Governo non capisce questo e non sostiene con incentivi la nuova imprenditoria, soprattutto quella giovanile, per l’economia locale è arduo vedere un futuro di sviluppo».

Una giovane signora che, per ragioni di riservatezza legate anche alla specificità del lavoro svolto, chiede di non essere citata, parla volentieri della sua iniziativa commerciale. Gestisce dall’autunno del 2012 una sala giochi in una località a nord di Udine ed è alla prima esperienza imprenditoriale.

«Ho lavorato per anni nel settore come dipendente; a un certo punto ho voluto mettermi alla prova e cimentarmi in proprio. Con l’aiuto di un commercialista ho potuto avviare l’azienda in tempi rapidi e senza difficoltà. Per la gestione del bar ho dovuto seguire un corso di formazione professionale alla Camera di commercio: superato l’esame, il giorno stesso ho avuto l’abilitazione. È stato un po’ più laborioso invece il percorso per ottenere dalla Questura il rilascio della licenza, ma questo era stato messo in conto, considerato l’ambito di operatività. Bisogna ammettere che la procedura Scia ha risolto molti problemi burocratici».

Ana Spinuc è una ventinovenne udinese di origine moldava con cittadinanza italiana, animata da tanta voglia di realizzarsi. Fresca di studi universitari, da pochi mesi ha aperto nel cuore cittadino, in piazza XX Settembre, l’Agenzia immobiliare Capital Real Estate.

«Le pratiche per l’avvio dell’attività – racconta – sono state semplici, grazie a un valido commercialista, anche se hanno richiesto qualche settimana in più del normale per l’ottenimento di alcune certificazioni proprie del mio specifico settore. I costi sono stati in linea con la qualità e quantità delle prestazioni svolte. Priva di precedenti specifiche esperienze, ho seguito il corso professionale organizzato dalla Camera di commercio, conseguendo il massimo dei voti nelle due prove scritta e orale, grazie anche alla conoscenze delle lingue straniere. Ho creato una ditta individuale anziché una società per abbassare i costi iniziali e ridurre gli adempimenti amministrativi. Calata nella realtà quotidiana con notevole impegno, alla ricerca di un mio spazio in un mercato dove non manca la concorrenza, avverto due esigenze: lo Stato dovrebbe concedere ai titolari di nuove aziende, diciamo a quelli sotto i trent’anni, un periodo fiscale sabbatico, un anno senza tasse, per consentire loro di ammortizzare i costi di avviamento in attesa che si consolidi un giro d’affari adeguato a rendere l’attività redditizia. La seconda esigenza la esprimo attraverso un caldo appello rivolto ai colleghi più anziani, presenti da anni sulla piazza udinese: invece di creare barriere a chi entra nel settore, avviamo insieme una rete di collaborazione, con scambio di informazioni, proposte e suggerimenti utili alla crescita dell’intero settore. Diamo spazio a coloro che portano giovanile entusiasmo, valorizziamo le migliori professionalità dando alla clientela la percezione di avere a che fare con interlocutori credibili ed efficienti».

Paolo Guiotto è un giovane di Talmassons che fino a qualche mese fa lavorava alle dipendenze di un’azienda meccanica della zona. Quando la stessa è andata in crisi tanto da non riuscire a pagare gli stipendi, egli si è dimesso e ha deciso di avviare un’attività autonoma nel settore della carpenteria, avvalendosi delle esperienze e delle conoscenze acquisite.

«Non ho avuto alcun intoppo nel dar vita alla nuova azienda – sottolinea – grazie anche all’appoggio di Confartigianato. I tempi sono stati rapidi e i costi per le pratiche accettabili. Le complicazioni stanno sorgendo ora, dopo che, tramite l’associazione, ho chiesto al Confidi un finanziamento di 10 mila euro per l’acquisto di attrezzatura per l’officina, su cui la Regione dovrebbe concedere, attraverso un bando, un contributo a fondo perduto del 60 per cento. Tutto è arenato. Mi si dice che dovrò attendere mesi per conoscere l’esito della richiesta, mentre per quanto concerne il contributo si tratta di “un terno al lotto”. Questa è una seria barriera all’operatività. E io che faccio, senza alcuna certezza sull’erogazione del prestito e ancor meno sul contributo regionale?». (a.bev.)

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