La sfilata degli 80 mila: l’orgoglio dei friulani e le sindache al loro fianco
La soddisfazione della sezione di Udine, che ha organizzato l’evento e passa il testimone a Vicenza. La scelta dell’Ana di invitare le amministratrici friulane: «Le donne sono con noi, non contro di noi»
UDINE. La pioggia non ha fermato gli alpini, almeno 80 mila hanno sfilato, ieri, a Udine animando una giornata che resterà nella storia. Circa il 10 per cento erano friulani, gli altri arrivavano da tutta Italia. Udine ha accolto al meglio tutti, ha vinto la sua sfida e ha passato la mano a Vicenza.
È stata una giornata ricca di significato, soprattutto per quanto riguarda la Sezione di Udine che per oltre un anno ha portato il peso della responsabilità dell’organizzazione.
Come sanno fare gli alpini, l’Ana di Udine è rimasta in prima linea per mettere a punto ogni dettaglio, per fare in modo che tutto andasse per il verso giusto. Così è stato. La gente si è divertita, la città ieri sembrava rinata. E quando, dopo le 19, la Sezione di Udine ha iniziato a sfilare chiudendo una giornata memorabile, la tensione è calata anche perché diversi gruppi avevano già esposto gli striscioni con scritto «grazie Udine».
A conferma che, nonostante la pioggia, tutto è andato per il meglio.
Le sindache
La 94° Adunata è stata l’occasione per uscire definitivamente dal pasticcio di Rimini. Gli alpini proprio non accettano di passare per molestatori e, oltre agli striscioni, ai protocolli siglati con la commissione regionale Pari opportunità, hanno voluto lanciare un messaggio concreto schierando davanti al gruppo della Sezione di Udine almeno una quindicina di donne sindaco.
Non è stata una casualità, è stato un atto voluto e dovuto per cancellare definitivamente l’eco della denuncia di molestie, archiviata quasi subito, che l’Ana si portava dietro da Rimini. E se il presidente Ana, Dante Soravito de Franceschi, ha chiosato quasi con una battuta, «le donne sono con noi, non contro di noi», Debora Furlan, la prima cittadina di Pocenia, ha riassunto così il senso dell’iniziativa: «Siamo qui perché rappresentiamo le comunità che si fondano sui valori degli alpini e alle quali gli stessi alpini hanno dato tanto. Quello che è successo altrove a noi non interessa».
È stato un messaggio concreto che tutti hanno colto. Come pure quello dello striscione che recitava “...se non ci foste voi, non ci saremmo noi. Auguri mamme!”. Oltre a risultare quasi commovente, andava nella stessa direzione della presenza delle donne sindaco.
Il cappello di chi è andato avanti
Nel serpentone di Penne nere che, con il passare delle ore, si allungava in via Di Toppo, diversi alpini reggevano un cuscino con sopra un cappello d’alpino «Questo è il cappello di Lauro Giavedoni andato avanti lo scorso dicembre. Era stato per 40 anni il capogruppo della Sezione di Codroipo, oggi sfila anche lui».
Così Marco Cassin il vicecapogruppo di Codroipo che conta oltre 470 iscritti, con una media di aggregati, i cosiddetti amici degli alpini, molto bassa. «Tra gli iscritti – ha fatto notare – abbiamo ancora un reduce di Russia, Bruno Infanti quasi centenario. È in casa di riposo e ha chiesto di partecipare, ma con questa pioggia non lo accompagneranno».
Qualche passo ancora e un altro alpino racconta: «Sto portando il cappello del colonnello Mauro Not, morto con il Covid due anni fa quando era ancora molto in gamba. Era cittadino onorario di Venzone perché con il suo gruppo, la notte del 6 maggio 1976, riuscì a salvare diverse persone. Allora era un giovane capitano e poi ha comandato la caserma di Venzone per alcuni anni. «Questo è il cappello di Renato Morassut mancato da un mese, era un amico» ha aggiunto un iscritto al gruppo di Ceresetto di Martignacco, mentre un altro alpino al suo fianco aggiungeva: «Questo è il cappello di mio padre Angelo Guido Cibin, era sergente ed era tanto legato al gruppo di Tarvisio».
Tra i cappelli di coloro che sono andati avanti c’era anche quello indossato per una vita da Enzo Cainero e al passaggio in piazza Primo maggio, lo speaker ha evidenziato questo fatto gridando: «Ciao Enzo, grazie per quello che hai fatto».
Le amiche degli alpini
«Non abbiamo mai rifiutato nessuno, anche le donne possono iscriversi alle sezioni Ana, in quel caso diventano amiche degli alpini». Dino Margarit è il capogruppo del gruppo di Gradiscutta-Varmo, frutto della fusione tra i due gruppi separata di Gradiscutta e di Varmo. «Si sente il calo degli iscritti frutto dell’abolizione del servizio militare obbligatorio – spiega – per mantenere le forze auspichiamo di iscrivere sempre più amici degli alpini».
Poco più avanti Marzia Pittaro del gruppo di Sant’Andrat del Cormor, indossa il berretto color militare che distingue le amiche degli alpini dalle Penne nere. «Basta iscriversi a una sezione Ana e io l’ho fatto» conferma prima di aggiungere di averlo fatto perché lei porta «gli alpini nel cuore fin da quando era bambina. Mio papà era un alpino – sottolinea – e ho sposato un alpino».
Alvio Chiarandon del gruppo di Lignano, invece, porta il cappello di suo suocero Giovanni Trevisani, di Pocenia, tornato dalla ritirata di Russia dopo quattro anni di permanenza in quell’inferno. «Mia moglie ci teneva e ho l’onore di portarlo all’Adunata».
Gli anziani
All’Adunata hanno partecipato anche alpini ultra novantenni accompagnati dai parenti. Enzo Romano, di Latisana, ha sempre partecipato a tutte le Adunate e a quella di Udine non poteva certo mancare. «Sono andato fino a Catania – spiega – speriamo di poter partecipare anche alla prossima a Vicenza».
Al suo fianco Luigi Cassan, sempre di Latisana, assieme hanno fatto anche il servizio militare. Una bella amicizia tra due persone che nella vita ne hanno viste davvero tante.
I cori e gli applausi
Le storie degli alpini sono tante, tutte ugualmente interessanti. Gli alpini della sezione di Udine, tra otto e diecimila, hanno sfilato tra gli applausi più sentiti degli altri.
Lo striscione con scritto Sezione Ana Udine era retto dalle donne alpini, «quelle che fanno parte della nostra famiglia da sempre» ha aggiunto lo speaker, mentre la gente gridava «bravi».
E poi i vecj della fanfara della Julia intervallati ai giovani. Davanti il capo musica seguito dai mazzieri e dietro e lo stuolo dei tamburi. Un esempio di correttezza e di rispetto delle regole, un esempio di continuità storica, a conferma che l’Ana va avanti.
E poi eccoli il presidente Soravito de Franceschi e il sindaco, Alberto Felice De Toni, che non ha risparmiato i saluti. «È molto bello vedere un territorio così pervaso della comprensione di che cosa sono gli alpini, nessuno lo sa meglio di Udine. Eravamo ragazzi nel 1976 e tornare qui, vedere questo territorio e questa gente così motivati, crea sempre la stessa emozione».
Con queste parole accompagnate dai cori Alè Udin intonati dagli alpini e pure dalla gente si è chiusa una delle più belle, più sentite e più amate Adunate degli alpini. Da oggi siamo tutti un po’ più fradis. —
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