La Slovenia si “fuma” i tabaccai goriziani

GORIZIA. Concorrenza transfrontaliera sempre più insostenibile con riduzione costante della clientela “autoctona”, norme italiane e comunitarie ultra restrittive e in più uno Stato che quando deve fare cassa guarda sempre nella stessa direzione.
A Gorizia e provincia c’è una categoria che, se possibile, sta ancora peggio dei benzinai: i tabaccai. Da anni, ormai, i titolari delle rivendite lamentano gli effetti dell’esodo transfrontaliero dei consumatori italiani che si recano a fare scorta oltre confine dove le sigarette arrivano a costare fino al 40% in meno. Un fenomeno che non si limita soltanto a mettere in ginocchio i tabaccai italiani limitandone all’osso i guadagni ma si traduce in un mancato introito anche per lo Stato che non incassa le accise, mentre i costi per le eventuali malattie da fumo graveranno sul nostro sistema sanitario. Insomma, una beffa per tutti.
Nei primi due quadrimestri del 2013 la situazione è ulteriormente peggiorata visto il dilagare della crisi con le conseguenti ristrettezze economiche che accomunano un numero crescente di famiglie: «Purtroppo si sta delineando uno scenario che era prevedibile. Con meno soldi in tasca i clienti goriziani ed isontini che ancora acquistavano le sigarette nelle nostre tabaccherie se ne vanno in Slovenia per risparmiare – spiega il neo presidente provinciale della Federazione italiana tabaccai (Fit) Andrea Azzalini -. È chiaro che a queste condizioni non possiamo minimamente competere visto che pochi metri oltre confine si possono trovare praticamente gli stessi prodotti a prezzi inferiori del 30 o addirittura 40 per cento. L’esodo nel 2013 è progressivamente peggiorato e del resto con l’apertura delle frontiere e l’abolizione dei controlli ai valichi ormai non esiste alcun deterrente. Chiunque può acquistare fino a 800 grammi per uso personale che equivalgono a quattro stecche.
Ci sono interi pullman anche da fuori regione che portano la gente ai casinò e la trasferta per divertirsi nelle case da gioco diventa anche l’occasione per fare incetta di sigarette. Inoltre le norme meno restrittive in vigore in Slovenia permettono a qualunque stazione di servizio di vendere tabacchi e quindi tanti goriziani che vanno a fare il pieno ne approfittano anche per acquistare pacchetti o stecche per sé o per gli amici. Mentre da noi le normative impongono limitazioni anche nell’esposizione della merce. Insomma abbiamo le mani legate.
Tutto questo non fa soltanto ridurre drasticamente l’acquisto di tabacchi ma determina un calo anche nelle vendite degli altri nostri prodotti visto che chi comprava le sigarette di solito ne approfittava per prendere anche qualcos’altro, dalle caramelle agli articoli più disparati».
E mentre la clientela continua ad evaporare ecco che proprio in questi giorni, contestualmente al dibattito sull’Imu, sembra rafforzarsi l’intenzione del governo di compensare i mancati introiti alzando le accise. «Da questo punto di vista siamo ormai rassegnati – sospira Azzalini -. Sappiamo che quando lo stato ha bisogno di soldi guarda sempre nelle stesse direzioni: benzina e tabacchi. Ma se adesso alzano ulteriormente le accise il divario con la Slovenia diventa ancora più incolmabile. Siamo decisamente preoccupati. Come categoria si è pensato in questi anni a tante soluzioni, compresa una tessera-sconto sulla falsariga di quella per il carburante ma nessuna appare concretamente percorribile. L’unica, flebile speranza è che la Slovenia si adegui agli standard dell’Unione europea dal punto di vista normativo e che questo porti ad una riduzione del divario di prezzo».
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