La storia Bonifacio Savio, prigioniero dei russi. Krusciov gli disse: vi tratteremo bene

FAGAGNA. È stato commemorato nell’ultima seduta del consiglio comunale perché la sua è stata una di quelle vite che hanno fatto la storia del nostro Paese.
Bonifacio Savio, classe 1920, scomparso qualche settimana fa, aveva combattuto nella seconda guerra mondiale: aviatore, fu catturato dai russi. A interrogare il giovane prigioniero friulano destinato ai campi di prigionia fu un alto ufficiale, quel Nikita Krusciov che qualche anno dopo sarebbe divenuto nientemeno che il capo supremo dell’Urss.
«Quando il leader sovietico venne a Roma nel 1962 - scrive Savio nel proprio diario “Missione Novalowka”, curato oda Giannino Angeli - chiese di rivedere gli aviatori italiani interrogati a Kaminca. Io - precisa Savio -, unico superstite dei tre, fui contattato dal fratello del tenente Rosin, ma l’incontro con il nostro inquisitore d’allora non fu possibile».
Chi lo conosceva bene ricorda anche che Savio raccontava che non sarebbe mai andato fino a Roma per Krusciov. Proprio il leader russo, alla fine degli interrogatori. aveva infatti detto agli italiani catturati «di stare tranquilli, di non avere paura e che saremmo stati trattati bene nei campi di concentramento ai quali saremmo stati destinati». Quelli che seguirono furono invece due anni nei gulag del Kazakistan, a nord-ovest del Mar Caspio, dove le atrocità erano all’ordine del giorno.
Lì il destino volle però che l’aviatore Savio, che aveva imparato un po’ di russo, venisse per ben due volte “salvato” da un’infermiera russa che lo aveva preso in simpatia in quanto friulano. E questo perché il padre della donna era friulano, arrivato in Russia per la costruzione della Transiberiana.
Una prima volta, nel primo gulag in cui il nostro militare rimase per tanti mesi, la giovane gli procurò l’antistaminico necessario per sconfiggere il tifo petecchiale e la seconda; nel secondo campo di prigionia favorì invece il suo spostamento e la destinazione a mansioni meno faticose.
A ricordare la figura di Bonifacio il sindaco di Fagagna è Daniele Chiarvesio: «Bonifacio Savio ha lasciato un segno indelebile in paese per la sua dolorosa storia di prigioniero in Russia, ma anche per il suo tratto cordiale e gentile. Dopo la commemorazione in consiglio comunale - riferisce Chiarvesio -, stiamo pensando come amministrazione come poter contribuire a ricordare il nostro concittadino».
Savio, nato a Rive d’Arcano, orfano di padre a un anno e mezzo, a 12 anni lavora già nei campi. Trasferitosi a Torino con la mamma e i fratelli, viene assunto alla Fiat a 15 anni. Nel 1939 entra in aeronautica come motorista. Nel 1940 la guerra lo coglie all’aeroporto di Albenga e da lì si susseguono le vicissitudini che lo porteranno in Russia.
Savio affida i ricordi della sua terribile prigionia in Russia ad un diario, racconta del calvario di paura, sofferenza fisica e morale, eppure lascia sempre trasparire la positività e la forza d’animo che lo hanno sorretto e salvato. L’aver imparato la lingua russa lo ha aiutato nella dolorosa e pericolosa esperienza di prigioniero, al limite tra la salvezza e la fine lontano migliaia di chilometri dal suo Friuli.
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