La storia del bimbo che combatte il botulino

Sequals. I genitori hanno creato una pagina Facebook. «Può servire ad altri per affrontare momenti difficili»

SEQUALS. Si chiama “Storia di un botulino e del suo bambino” ed è la pagina Facebook creata dai genitori del piccolo di Sequals, di soli sei mesi, che da tre lotta contro il botulino. Una pagina nata per raccontare una storia quasi unica visto che quello del bimbo sequalsese è il settimo caso registrato nella letteratura medica italiana.

«La nostra storia è surreale e proprio per questo ho deciso di raccontarla – scrive la mamma nel primo post – così che possa servire a qualcun altro per affrontare momenti difficili».

La vicenda comincia pochi giorni dopo Pasqua, quando, dopo la poppata, il bimbo, di tre mesi, ha un attacco di vomito. Niente di grave, si potrebbe pensare, se non fosse per un gemito che il piccolo comincia a emettere a ogni respiro. La madre si insospettisce e lo porta all’ospedale di Pordenone.

Lì s’inizia il rapido peggioramento delle condizioni cliniche del bimbo: colto da crisi respiratoria, viene prima soccorso con aiuti esterni e, poi, intubato.

Successivamente viene trasferito in terapia intensiva neonatale all’ospedale infantile Burlo Garofolo di Trieste. A quel punto, ancora non è possibile sapere cosa lo abbia colpito e viene perciò effettuata una serie di analisi che risultano negative.

La sintomatologia, però, fa pensare a un’intossicazione ed è per questo che si procede anche con la ricerca del botulino, una patologia rara, ma che può essere fatale nel primo anno di vita.

I campioni sono inviati direttamente all’Istituto superiore di sanità che conferma quella che sembrava soltanto una remota possibilità: il bimbo è affetto da botulismo, causato dal ceppo Clostridium butyricum. Ha subito inizio una serie di terapie che permettono al piccolo di riprendersi. Continuerà a essere seguito anche dall’Istituto superiore di sanità e dal centro antiveleni di Pavia.

Dopo circa quaranta giorni, il bimbo viene dimesso, ma, dopo un mese, ha una ricaduta che sembra si stia risolvendo in questi giorni. Proprio dopo questo secondo ricovero, i genitori decidono di condividere la loro storia sul social network.

«Abbiamo deciso di raccontare quello che stiamo vivendo – spiega la mamma –, quello che si prova quando si rischia di perdere un figlio, per far sentire a chi si trova nella stessa situazione che non è solo. La pagina serve pure a me – aggiunge –: altre mamme mi hanno contattata e anch’io mi sono sentita meno sola».

La pagina racconta del piccolo, da prima che nascesse, a partire dall’amore nato tra i suoi genitori, e prosegue raccontando la malattia e la vita quotidiana di questa famiglia. Una famiglia forte, unita, che ha avuto il coraggio di guardare negli occhi la malattia del proprio piccolo per conoscerla e trasformarla in una risorsa per aiutare gli altri.

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