La storia di Emmanuel, il ghanese laureato in Fisioterapia
UDINE. Da piccolo aveva gli occhi di tutti puntati addosso: il colore della pelle attirava sguardi curiosi e spaventati. Lui, catapultato in una realtà lontana anni luce dalla sua, fremeva per farne parte. Sono passati 14 anni ed è di nuovo al centro dell'attenzione: con una laurea in Fisioterapia (110 e lode), Emmanuel Oduro Mensha è il primo ghanese di prima generazione ad aver raggiunto questo traguardo nell’ateneo friulano.
Un segnale forte, per chi ancora non trova ordinario che un ragazzo di colore possa puntare in alto. E in questo ritratto perfetto l’unico neo è che la cittadinanza italiana ancora non c’è.
La laurea, si diceva. «Non c’è nulla di eclatante!», dice Emmanuel con umiltà. «È normale che chi si impegna raggiunga i suoi obiettivi, che sia nero, giallo o di altri colori - continua - L’Italia è indietro sotto questo aspetto». Un Paese, il nostro, in cui a forza di parlare di razzismo si cade nel razzismo al contrario, fatto di stupori ingiustificati. «Mai accaduti casi gravi. Mi hanno urlato “negro”, ho risposto con l’indifferenza. Sono orgoglioso di esserlo, quindi mi disinteresso». Quando nel gennaio del 2000 è arrivato a Udine, Emmanuel aveva 11 anni. I genitori lo mandarono alla “Rodari” «Sono stato accolto benissimo. La maestra Anna è stata per me come una mamma».
«Partito con la camicia dall’Africa, ho trovato un freddo incredibile: l’impatto con il clima è stato traumatico. E non capivo una parola di italiano, c’ho messo un po’ a imparare» ricorda Emmanuel. Qualcosa di buono? «La Coca Cola! A casa mia si beveva solo a Natale!» dice ridendo. Poi l’aneddoto. «Il vostro gesto di saluto da noi vuole dire “vieni qui”: a scuola le ragazzine mi facevano ciao con la mano, io mi avvicinavo, ma scappavano tutte!» svela.
La scelta di lasciare la sua Kumasi, però, non è stata facile. Emmanuel parla chiaro: «Allora, vedevamo l'uomo bianco come uno da trattare come un Dio. Partii con questa soggezione e questo mi condizionò». Non solo: «I miei genitori volevano per me un’educazione migliore, ma là, con mia nonna, stavo bene. Altri rumori, altre abitudini: insomma - conclude -, tutt’altro modo di vivere». La porta con il passato è aperta. «Da quando vivo a Udine non sono più tornato in Ghana, ma conto di farlo presto. Ci andrò con Marta, la mia fidanzata, gliel'ho promesso».
Emmanuel ha sempre sognato di fare il medico. «Dopo il Marinelli ho avuto un paio d'anni di indecisione. Per una serie di circostanze ho messo da parte Medicina e ho scelto una strada più breve, ma simile» rivela il neolaureato. Diviso tra la “pratica” in uno studio di fisioterapista e le ripetizioni pomeridiane, Emmanuel guarda avanti: «Sono in attesa di iniziare un tirocinio con lo staff medico dell'Udinese». Il futuro è dalla sua, solo la burocrazia lo frena: «Ho i requisiti per avere la cittadinanza italiana, purtroppo però non me l’hanno ancora data» racconta. Il che vuol dire niente concorsi pubblici.
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