La storia: quella gavetta sul Golico

Trovata sul fronte greco-albanese, sarà restituita ai parenti del Caduto nel ’41

Avevano dedicato anche un libro, undici anni fa, all’alpino Francesco Testù, alpino di Susa caduto sul monte Golico il 28 febbraio 1941. Di lui si sapeva ormai tutto, ma di lui mancava qualche effetto personale, gli ultimi ricordi prima di morire.

Li ha trovati un gruppo di appassionati ricercatori friulani che da 15 anni percorre, sulle orme della Julia, le montagne di Grecia e Albania. Ecco, nell’ultimo viaggio, i friulani hanno trovato la sua gavetta, ancora intatta, permettendone il riconoscimento ufficiale con tanto di nome, reparto di appartenenza (battaglione Susa) e motto (“A brusa sura el Susa”). Quella gavetta è stata consegnata da coloro che l’hanno trovata ai parenti del Caduto l’altra sera. Anche questo è adunata nazionale degli alpini. A L’Aquila ferita dal terremoto, ma non morta.

Il caporale Francesco Testù, classe 1915, era caduto sul Golico l’ultimo giorno di febbraio 74 anni fa. Era originario di Volpiano, in provincia di Torino. A trovare la sua gavetta sono stati Ilario Merlin, consigliere sezionale di Pordenone e capogruppo di Morsano, e Guido Aviani Fulvio, capogruppo di Cividale Esterno. A L’Aquila hanno incontrato le penne nere della sezione di Torino, consegnando il prezioso reperto-ricordo al capogruppo di Volpiano Tiziano Zanconi, che lo restituirà alla famiglia.

«È stata rinsaldata – spiegano i protagonisti del ritrovamento – l’amicizia tra alpini friulani e piemontesi. I nostri amici di Torino il prossimo mese visiteranno Cividale e Caporetto, per ricordare il centenario della conquista del monte Nero».

Gli alpini sono una famiglia e una famiglia “illustre” non può mancare alla sua festa annuale. “Una manifestazione che resta nel cuore”, dicono Annarosa e Teodora Foscato, di Sequals, cugine del campione Primo Carnera. Anche stavolta hanno accompagnato il fratello maggiore, Marcello, 65 anni: «Per la verità anche Lelio ha fatto l’alpino a Gemona e Tolmezzo, ma quest’anno non ha potuto esserci. Tre su cinque fratelli è comunque una buona rappresentanza. Marcello, nel 1969, fece il Car proprio a L’Aquila, alla caserma Rossi che ha rivisto dopo tanto tempo».

Emozioni che qualche penna pordenonese vive per la prima volta. L’adunata 2014, ed era un obiettivo della sezione, ha “svegliato” i cosiddetti “alpini dormienti”. Tra loro c’era Pierluigi Zanette, 66 anni, di Azzano Decimo: «A Pordenone ero stato trascinato, a fatica, il sabato pomeriggio. Ho visto gli amici, il clima, ho provato emozione, mi sono convinto e sono proprio contento».

L’Aquila, dunque, è la prima adunata in trasferta, racconta col concittadino Rodolfo Fier, 65 anni, che, viceversa, non si è perso nemmeno un raduno annuale di battaglione a Cividale. Soggiornano ad Ovindoli col gruppo e c’è un perché. Graziano Mucignat era militare di leva a Gemona quando morì sotto le macerie della caserma crollata per il terremoto del 1976, due settimane prima di congedarsi. A lui è intitolato l’oratorio a Le Fratte. «Grazie a Internet – ricorda il capogruppo Sergio Populin – avevo trovato un commilitone, Silvano Palumbo. Dormivano nella stessa stanza e si salvò. L’anno scorso aveva partecipato all’adunata di Pordenone e lo avevamo potuto conoscere: purtroppo a ottobre ci ha lasciati”. Gli alpini di Azzano Decimo sono andati a trovare la sua famiglia e, ieri, gli hanno consegnato, alla presenza del sindaco, un cd con le più belle foto scattate proprio un anno fa.

Azzano Decimo “gemella” di Azzano San Paolo, il cui gruppo, ma è solo un caso, soggiorna nella stessa palestra dei pordenonesi. «Nel vostro Azzano – scherza Mauro Bettoni – siamo stati ospiti all’oratorio. In ogni parte d’Italia ci gemelliamo con i nostri omonimi e così è stato anche a Pordenone».

A L’Aquila città il biglietto da visita è targato Chions. Sono una trentina le penne nere che hanno trovato posto proprio all’uscita dell’autostrada. Sono partiti martedì, col capogruppo Danilo Zucchet, e leveranno le tende non prima di martedì prossimo, anche se alcuni rientreranno in paese già oggi: «Dobbiamo dare una mano – scherzano – alle nostre mogli che stanno lavorando alla sagra».

Non ha voluto mancare Paolo Rossi, funzionario della Bcc Pordenonese e iperattivo nel mondo del volontariato pordenonese, che ha dovuto rientrare in anticipo per partecipare all’assemblea annuale dell’istituto di credito, ma neppure ha voluto mancare, anche solo per un giorno di anteprima, all’adunata. A L’Aquila, invece, sono rimasti Luciano Lena, fratello di Enzo, Mario Favot, detto Bud Spencer, Cesare Dal Dan e Giuseppe Bressan. «Con Paolo Rossi abbiamo visitato la caserma di Teramo dove, quasi quarant’anni fa, avevamo fatto la leva e ora è comando dei vigili del fuoco. Abbiamo suonato il campanello, ci hanno aperto e… dentro, alla scoperta delle stanze dove c’erano brande e mense».

Dal Dan, Lena e Bressan hanno fatto il Car a L’Aquila, alla caserma Rossi. «Il terremoto ha fatto crollare le prigioni… sarà un caso? Ma il resto è rimasto intatto». Mattia Santin è il più giovane della comitiva – alla quale si sono aggregati i simpatizzanti Sandro Bronca di Basedo e Marco Della Bona di Blessaglia – e tra gli ultimi alpini della Destra Tagliamento: «A 28 anni sono partito volontario, per un anno alla Cantore di Tolmezzo. Avevo fatto domanda specifica perché in famiglia c’era una tradizione alpina che avrei voluto e ho potuto continuare. Poi sono passato ai vigili del fuoco, e oggi lavoro a Udine. Chiaro, a ogni modo, che non mi perdo un’adunata».

Il gruppo è completamente autonomo grazie anche al simpatizzante Luigino Zucchet, presidente del Milan club, abbonato da quando è stato costruito il terzo anello di San Siro: in “saccoccia” ci sono pancetta, salsiccia, bruschette, pasta e, naturalmente, vino e birra, di qualità. «L’adunata vuole le sue solennità e quella del vino buono e prioritaria».

Sfodera il kit dell’alpino in accampamento – materassino, brandina usata dagli americani durante l’operazione Desert Storm, zaino – Lucio Vadori, 80 anni, già consigliere nazionale e vicepresidente della sezione. È in trasferta col gruppo di Mussons di Morsano: «Un po’ di adunate le ho vissute, visto che ho fatto il militare nel 1958. Faccia i conti dell’età e capirà perché, questi momenti, mi fanno ringiovanire, tornare a vent’anni». Mentre parla continua a sistemare il suo posto letto con grande scioltezza: «Beh, a qualcosa la naia è servita, quantomeno a saper allestire un campeggio». Lo guardano incuriosite anche le mogli dei 36 alpini in trasferta: «Adattarsi, è anche questo il bello dell’adunata», dice Paola Menegoni. «Abbiamo dormito dappertutto, dal sacco a pelo alla corriera, ma vale la pena».

Il traino è il capogruppo Mario Vadori, che a L’Aquila aveva fatto il Car prima di essere destinato a Gemona: «Sono tornato indietro di 43 anni, alla mia gioventù. Bellissimi ricordi. Avevo 19 anni, la prima volta che uscivo di casa per lungo tempo da solo: erano tempi diversi». Ecco, erano tempi diversi, ma ieri quei tempi son tornati, la storia di ripete. Come la sfilata di oggi, il momento clou e l’arrivederci ad Asti 2016.

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