La trans morde un carabiniere, lui rischia di prendere l'Hiv: vuole un milione

Udine, era stata bloccata in piazzale Chiavris nuda mentre fermava automobilisti. Per provare a respingere i militari li aveva colpiti con calci, pugni e testate

UDINE. Per fermarla, quando in una sera di agosto in piazzale Chiavris si è tolta i vestiti e ha cominciato a fermare le auto, i carabinieri sono dovuti intervenire in forze. E lei li aveva aggrediti mordendone uno. Solo in caserma raccontò di essere transessuale e di aver contratto l’Hiv. Ora è accusata di lesioni gravissime e quel militare vuole da lei un risarcimento da un milione di euro.

Il processo a carico di una 39enne brasiliana, già detenuta nel carcere di Belluno per altri reati, si è iniziato in tribunale con la costituzione di parte civile da parte del militare che è stato morso al braccio in quella circostanza e che, attraverso il suo avvocato Andrea Tascioni, ha già formalizzato una richiesta di risarcimento milionaria.

L’udienza è iniziata con l’istanza del difensore della donna, avvocato Andrea Sandra, che ha eccepito la nullità degli atti redatti in lingua italiana, visto che la sua assistita parla solo portoghese, richiesta respinta dal giudice Paolo Lauteri che ha fissato al 13 febbraio l’udienza per i testi e al 27 aprile per la discussione.

Piccola, esile, apparentemente inoffensiva, la notte del 29 agosto era stata segnalata da alcuni cittadini perché tentava di fermare gli automobilisti nei pressi dal locale “La Staderie”.

Alcune persone l’avevano bloccata sul marciapiede, ma quando arrivarono i carabinieri diede in escandescenze e, dopo essersi spogliata, tornò in strada.

Né bastò l’intervento dei militari che, nel tentativo di impedire che le auto la investissero, furono colpiti da una raffica di pugni, calci e da una testata della trans che addentò al braccio un operante. Solo con l’intervento di due Volanti fu ammanettata, sedata e condotta al pronto soccorso.

Due carabinieri finirono in ospedale e riportarono ferite guaribili in tre giorni, ma le viene contestata anche l’accusa di aver tentato di procurare al militare – che ha avviato una profilassi per Hiv – lesioni personali gravissime.

«Si tratta di un rischio remoto quello di trasmettere l’infezione – precisa l’avvocato Sandra – e comunque non agì con l’intento di infettare il militare». —




 

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