La truffa dell’antincendio, coinvolta anche Elifriulia

Nel 2011 partecipò alla gara e fino al 2013 ha gestito l’emergenza in Sicilia. La Guardia di Finanza ha eseguito un sequestro preventivo per 12,5 milioni

UDINE. Una maxi-inchiesta della Guardia di Finanza di Palermo coinvolge Elifriulia, la srl con sede a Ronchi dei Legionari, che assicura in Friuli Venezia Giulia, con i propri elicotteri, il servizio di eliambulanza del 118, la protezione civile regionale e anche il servizio antincendio.

Secondo la tesi della procura palermitana, Elifriulia, quale componente della Ati, Associazione temporanea d’imprese, che nel 2011 si aggiudicò il servizio antincendio boschivo della Regione Sicilia, si sarebbe resa corresponsabile dei reati di truffa ai danni dello Stato, falso, turbativa d’asta e inadempimento di contratto con la Pubblica amministrazione. «Accuse infondate - è la replica dell’azienda per voce dell’amministratore delegato Toberto Tabaj – e agiremo nelle sedi opportune per dimostrarlo».

La gara

La vicenda ha inizio nel 2011 quando la Regione Sicilia bandisce la gara per il servizio antincendio, di durata triennale, per un valore di oltre 12 milioni di euro. All’appuntamento si presenta un solo contendente: l’Ati composta da Heliwest srl, Elifriulia srl, Elitellina srl ed Elimediterranea spa. Offrono un modesto ribasso (0.84 per cento) al valore posto a base d’asta e risultano aggiudicatari.

Le condizioni

Nel capitolato erano ben specificate le condizioni del servizio: la dotazione di elicotteri e la loro tipologia, la disponibilità di piloti e manutentori in numero adeguato. Nelle dichiarazioni allegate all’offerta, l’Ati aveva attestato di poter impiegare due elicotteri bimotore e di avere la disponibilità del personale di volo e tecnico necessario.

Gli elicotteri

Nel corso delle indagini condotte dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Palermo, guidato dal tenente colonnello Massimiliano Pecchia, con il coordinamento della procura della Repubblica, sarebbe stata invece accertata l’indisponibilità degli elicotteri richiesti - di proprietà delle aziende partecipanti ma già vincolati in servizi analoghi in altre Regioni -, e l’insufficiente dotazione di piloti.

Ore di volo

Le regole sul volo fissate dall’Enac sono chiare: non più di 6 al giorno per pilota. Non avendo l’Ati piloti in numero sufficiente a coprire tutti i servizi che, anche a titolo individuale, le società si erano impegnate a garantire nei diversi territori, «era costretta a far volare di più i piloti a disposizione. Non potendo rendicontare in maniera trasparente lo straordinario - spiega la Guardia di finanza - le società ripartivano le ore eccedenti su piloti impegnati in altre Regioni o in riposo».

Insufficiente pure il personale tecnico deputato alla manutenzione degli elicotteri, e quindi non in grado di assicurare la perfetta efficienza dei velivoli. «Anche in questo caso - spiega la Gdf - non era possibile, su richiesta di intervento, rispondere che no, l’elicottero non poteva volare perché non era stata fatta la manutenzione. Quindi accadeva che il velivolo effettivamente si levasse in volo, una volta in quota dichiarasse il “guasto tecnico” rientrando in base» l’escamotage serviva ad evitare di incorrere nelle penali previste nel contratto per il mancato servizio».

L’ordinanza

Al termine delle indagini, il gip del tribunale di Palermo, su richiesta della procura, ha disposto ieri un’ordinanza di sequestro preventivo per equivalente nei confronti delle quattro società costituenti l’Ati, e dei relativi rappresentanti legali, per un valore di 12 milioni 519 mila euro.

Sotto sequestro capitale sociale, immobili, attrezzature aziendali e alcuni aeromobili delle società coinvolte, e le somme depositate sui conti correnti nelle disponibili degli indagati e delle società. Le indagini «proseguono - fanno sapere dalla Guardia di finanza - per accertare responsabilità individuali, anche in riferimento a ulteriori episodi criminosi in corso di verifica da parte degli inquirenti».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto