La versione del ragazzo che ha sferrato il pugno: «Non volevo fargli male»
Venerdì è stata fissata l’autopsia sul corpo dell’imprenditore giapponese Shimpei Tominag
«Ho tirato io il pugno ma non avrei mai pensato a una cosa del genere, non volevo fargli male». Samuele Battistella, 19 anni, nato e residente a Vittorio Veneto, in carcere con l’accusa di omicidio preterintenzionale, ha rilasciato dichiarazioni spontanee, contro il consiglio del suo legale, davanti al gip del tribunale di Udine, Carlotta Silva.
I LEGALI
Un’aggressione totalmente irrazionale, un violento pugno in faccia che ha ucciso Shimpei Tominaga, il cinquantaseienne imprenditore giapponese morto martedì, dopo quattro giorni di agonia, colpevole solo di aver chiesto di non infierire su Oleksander Vitaliyovych Petrov, il trentunenne ucraino aggredito, nella notte tra venerdì e sabato, in via Paolo Sarpi.
«Il mio assistito è pentito – spiega il legale di Battistella, l’avvocato Tino Maccarrone, che difende anche Daniele Wedam, 20, di Conegliano, che, invece, ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere –. Davanti al gip è apparso mortificato.
Giovedì 27 giugno incontrerò i miei assistiti per valutare l’eventualità di un ricorso al Riesame perché al netto dell’estrema gravità della situazione, valuteremo se chiedere delle misure cautelari, per esempio gli arresti domiciliari, meno afflittive visto che i miei assistiti hanno una famiglia, un lavoro e una cosa dove poter essere ristretti. In questo momento il pensiero va alla vittima. Morire per un pugno è difficile da accettare».
Il legale aggiunge: «Siamo arrivati all’udienza di convalida di lunedì, alle 12, in maniera tecnicamente non adeguata perché ci è stata data comunicazione solo 2/3 ore prima e pertanto non ho potuto raggiungere in tempo Udine. Ho dovuto delegare un collega. Uno solo di noi ha fatto copia degli atti prima dell’udienza e questo comporta che dobbiamo ancora studiare le carte».
L’avvocato Carlo Serbelloni difende il terzo imputato coinvolto nell’aggressione, Abd Allah Djouamaa, 22 anni, di Vittorio Veneto ma residente a Conegliano.
«Mi riserbo di leggere l’ordinanza – le parole dell’avvocato – che mi è stata notificata oggi (ieri, per chi legge) e di approfondire l’esame della documentazione e anche la visione dei video ripresi dalle telecamere per capire la dinamica dei fatti e il coinvolgimento del mio assistito».
L’AUTOPSIA
È stata, intanto, fissata per venerdì mattina, alle 10.30, l’autopsia sul corpo di Tominaga. A eseguirla sarà il medico legale Carlo Moreschi.
L’esame autoptico servirà, in particolare, a determinare se la morte del cinquantaseienne giapponese è compatibile con le lesioni subite. Solo dopo l’accertamento sarà rilasciato il nulla osta per la restituzione della salma alla famiglia, che potrà così fissare la data del funerale.
LA FAMIGLIA
La moglie Chinatsu e il figlio tredicenne, giunti a Udine, dal Giappone, sono sconvolti dal dolore.
È atteso per i prossimi giorni anche l’arrivo del fratello di Shimpei Tominaga, titolare della Duecori, ditta specializzata nell’import-export, tra Giappone e Italia, di mobili e suppellettili. La moglie, in queste ore, è alle prese con tutte le pratiche burocratiche conseguenti al decesso del marito.
IL PROCURATORE
Intanto, proseguono le indagini. Grazie alle immagini riprese dalla telecamera installata in via Sarpi e al racconto dei testimoni che hanno assistito all’aggressione nel kebab, gli agenti della Mobile sono riusciti a ricostruire quanto accaduto in centro poco dopo le 3 di sabato.
Una ricostruzione che, assieme all’esito dell’interrogatorio di garanzia, ha portato il gip a convalidare gli arresti e disporre per i tre ragazzi arrivati dal Veneto la custodia cautelare in carcere.
Dopo la morte di Tominaga, Battistella sarà chiamato a rispondere di omicidio preterintenzionale.
Restano in carcere Abd Allah Djouamaa (il legale è Carlo Serbelloni) e Daniele Wedam (avvocato Tino Maccarone). «Stiamo continuando a lavorare – le parole del procuratore capo di Udine, Massimo Lia – e a raccogliere tutto quello che serve per accertare l’accaduto e verificare le responsabilità di tutti i soggetti coinvolti».
Non andranno in carcere, invece, i due trentenni ucraini: per Petrov (avvocato Manuel Sciolè) è stato disposto il divieto di dimora in regione, mentre è stata rigettata l’istanza di applicazione della misura cautelare per Boklach (avvocato Anna Casera) che ha più volte tentato di intervenire a difesa dell’amico.
(Ha collaborato Diego Bortolotto)
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