La Wertmüller al Mittelfest: «Mai fatto un film che non mi piaceva»

La regista, con “Un’allegra fin de siècle”, sarà in scena domenica al Ristori «Faremo assieme due passi nel Novecento». I festival? «Sono necessari»

Il piglio è il solito da adorabile contestatrice. Ti fa un sorriso e sciacqua così le magagne. Lina è Lina, inutile. Una signora di ottantasei con zero voglia di starsene con le gambe appoggiate su un puff a guardare la tv. Per l’amor diddio, sia mai. Correre, scrivere, andare, venire, e «guardare film. Anche cinque al giorno se potessi. Trovo sia una terapia contro l’atrofia del cervello».

Nel giro delle correnti creative del momento - «alcune cosette così» - dice tenendo comunque la bocca chiusa - spunta un testo costruito apposta per il teatro, “Un’allegra fin de siècle” (prodotto da Promo Music e domenica 14, alle 20.30, al Ristori di Cividale), penna e sguardo registico made in Wertmüller, con la licenza di essere pure attrice sulle ruvide tavole, in armonica condivisione di spazi scenici con Nicoletta Della Corte e con Andrea Bianchi.

«È un acido viaggio nel Novecento, cent’anni non morbidi. Due guerre, brutali dittature. Ce lo siamo levato dai piedi, ma ricordare fa bene». Come dire, un recital. Parole e musica inedita. Riflessioni, certo, sfogli di epoche e di avvenimenti. Hitler e Mussolini, Pol Pot e Bin Laden. Diavoli in libera circolazione terrena. Conoscendola, non sarà una tragedia, seppure lo è stata, per la miseria se lo è stata. D’altronde le opere sue non prevedono paraventi, il dire e non dire. Si dice e basta. È il marchio. Figuriamoci se una del ’28, nel 2013, cambia registro così. Lina, poi.

- Lo sappiamo. Non le garba parlare troppo degli spettacoli a pochi metri dal debutto. Non è che fa un’eccezione?

«Ma no, tanto sa già tutto».

- Certo, noi sì, i nostri lettori forse no.

«Passeggiamo per il Novecento, niente di strano. Ce n’è di roba. Magari ci si dimentica, no? Così ripassiamo la lezione».

- Allora cambiamo zona. Com’è il racconto del moscone di quando lei stava per nascere?

«(Ride) Ha letto il mio libro, vero? Irruppe nella stanza una grossa mosca. Mio padre, un tipo piuttosto laico e per nulla servo della parapsicologia, sostenne che dentro l’insetto ci fosse lo spirito di suo suocero, il cavalier Arcancelo Santamaria Maurizio, morto da pochissimo e in attesa di trasmigrare nel corpicino della sottoscritta».

- Un tarlo che rode da quel dì. Perché mai quei titoli così lunghi? “Un fatto di sangue nel comune di Siculiana...” “Travolti da un insolito destino...”, “Notte d’estate con profilo greco...” sarà mica per il suo nome altrettanto lungo, Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Spanol von Braueich?

«Ha una discreta fantasia lei, sa? Ma vai tu a sapere il perché. Venivano fuori così e così restavano. Poi mi sono affezionata al sistema».

- Mai girato un film per forza?

«Nemmeno per sogno. Se mi piaceva bene, altrimenti addio».

- Ce n’è uno dei tanti che rivede spesso?

«Nessuno in particolare. Sono una brava madre, li amo tutti. E se capita vedo qualche scena».

- Frequenta i festival, signora?

«È effettivamente un luogo curioso. Oserei necessario. In una concentrazione d’arte non ti annoi».

- Fellini fu uno dei primi maestri di cinema.

«Sulle biografie c’è scritto “aiutante”. Allora ti capitava di stare coi grandi. Ce n’erano. Eccome».

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