L’abbraccio di Gemona a don Valentino

Comunità in festa per il nuovo parroco. E il sindaco annuncia: il 3 dicembre per il castello arrivano Fini e Zamberletti
Gemona 05-11-2011 nuovo prete FOTO/PFP
Gemona 05-11-2011 nuovo prete FOTO/PFP

di Nicola Cossar

GEMONA

Il cammino di fede della comunità cristiana di Gemona, dopo il grande vuoto lasciato dalla scomparsa (ad aprile) dell’amatissimo monsignor Gastone Candusso - per tutti don Gastone e basta - trova nuova luce e nuova bussola, sulla strada maestra della parola di Dio, con l’arrivo di monsignor Valentino Costante, 60 anni, tarcentino, sceso dalla Carnia (da Ovaro) per raccogliere la lampada-testimonianza del Vangelo e continuare una missione e un mandato che significa portare quella luce (la “Lux et Origo” di antica memoria) nel buio di questi tempi, di questa società liquida così disorientata.

Un buona nuova, dunque, l’arrivo, ieri, del nuovo parroco di Santa Maria Assunta (e vicario foraneo) dopo quasi sette mesi di “vacatio sedis” (in cui don Federico, spalleggiato da don Alan, comunque «ha lavorato bene»): significa riprendere un cammino, raccogliere nuove sfide, generare altre rinascite. Ecco, allora, che l’arrivo di don Valentino fa il paio con un’altra bella notizia di rinascita (in parte già anticipata) che il sindaco Paolo Urbani ha ufficializzato a palazzo Boton durante il benvenuto al nuovo parroco: il 3 dicembre, alla presenza di un grande amico del Friuli come Giuseppe Zamberletti, uno dei registi della ricostruzione, e - probabilmente - del presidente della Camera Gianfranco Fini, sarà posta la prima pietra dell’ultimo stralcio di lavori per il completamento del castello, storico simbolo di Gemona.

Un giorno di simboli. Come la stola che l’arcivescovo si Udine monsignor Bruno Andrea Mazzocato ha posto al collo del nuovo parroco prima dell’ingresso in un duomo gremito, come le croci astili della forania che hanno accompagnato il presule, monsignor Costante e tanti sacerdoti provenienti da mezzo Friuli e dalla Carnia. Simboli come la fresca e partecipe coralità dei giovani e degli adulti insieme per il salmista (“Cantate al Signore un cantico nuovo”) o per il carismatico “Veni Creator Spiritus”; come la formula rufiniana del “credo” aquileiese pronunciata dal nuovo parroco dopo la lettura del decreto di nomina e dopo la conferma della promessa sacerdotale. Infine, il simbolo preso dalla parabola di Matteo delle dieci vergini in attesa dello sposo: la lampada. Lo hanno sottolineato sia l’arcivescovo sia monsignor Costante: la luce è la parola di Dio che illumina un popolo in cammino.

Al termine della liturgia («niente cerimonie - ha detto monsignor Mazzocato -, solo la messa, senso del nostro credere e testimoniare la fede»), dopo il benvenuto dei consigli pastorale e foraniale, è toccato a don Valentino: intercalando il suo saluto con frasi friulane (dall’accento carnico maturato in tanti anni di ministero in montagna), il nuovo parroco si è chiesto con saggia ironia se l’arcivescovo abbia fatto bene a metterlo alla guida di una città ricca di fede, tradizione, storia e arte come Gemona. «Seguirò la stessa strada di don Gastone - ha detto -: quella fedeltà alla parola di Dio e all’uomo con i suoi bisogni e i suoi dolori. La lampada indica la strada, è la strada, non ce ne sono altre per noi cristiani. Così sono orgoglioso di prendere il testimone lasciato da don Gastone, che ricordo uomo e sacerdote gioviale, aperto, sobrio, forte e con il dono di una fede profonda. Che il Signore mi aiuti a operare bene tra di voi».

E poi, dopo gli ultimi canti, le campane a festa hanno fatto dimenticare la pioggia, accompagnando la gente al Glemonensis per il convivio che ha chiuso questa giornata bella e intensa per tutta la comunità.

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