L'accusa: "False buste paga", prosciolti in cinque
PORDENONE. La prescrizione manda in fumo, dopo più di otto anni dai fatti contestati, il processo per truffa aggravata in concorso fra cinque imputati ai danni di banche e finanziarie. Delusi anche i legali difensori, che avrebbero preferito l’assoluzione.
Risalgono al dicembre 2006 e al 2007 gli episodi. L’ultimo reato in ordine cronologico, avvenuto il 29 novembre del 2007 si è prescritto il 28 maggio. Così il giudice Monica Biasutti ha decretato l’estinzione di tutti i reati per avvenuta prescrizione.
Sul banco degli imputati Andrea Caputo, 44enne pordenonese, Salah Sadok, 45enne di origine tunisina e residente a Treviso, Anouar Ferjani, 34enne di Arcade, Sergio Bonetti, 64enne di Azzano Decimo, Giuseppe Baggieri, 38enne pordenonese.
La tesi del pm era che Caputo (accusato anche di calunnia e di produzione e uso di atti falsi), in qualità di promotore finanziario avesse contraffatto documenti e buste paga degli altri quattro imputati in modo che potessero ottenere un finanziamento al quale, altrimenti, non avrebbero avuto diritto per assenza dei requisiti di solvibilità del debito. Per l’attività prestata, Caputo percepiva una provvigione.
Vittime delle truffe, secondo l’accusa, le filiali pordenonesi di Banca Intesa San Paolo e Monte dei Paschi di Siena, la Emme Fin media sas di Cervignano del Friuli e la Sigla srl di Conegliano.
L’udienza preliminare del processo si era tenuta nell’aprile del 2011. Quindi, nell’aprile del 2013, il processo è ricominciato daccapo dopo il rinvio per l’incompatibilità del giudice Rodolfo Piccin che era stato già Gip nel medesimo procedimento. Hanno allungato i tempi anche difetti di notifica, testi che non si sono presentati alle udienze.
Per Caputo si profila, il 22 ottobre, un nuovo appuntamento con la giustizia, sempre dianzi al giudice monocratico Biasutti, per fatti analoghi. Processato per fatti analoghi, sempre relativi a presunte truffe, finora Caputo, difeso dal legale di fiducia Laura Ferretti del foro di Pordenone, ha visto chiudersi favorevolmente i procedimenti a suo carico.
La prima a chiedere al giudice l’assoluzione per il suo assistito Bonetti è stata l’avvocato Esmeralda Di Risio, in quanto a suo avviso i testi ascoltati non avevano provato la sua colpevolezza e l’azzanese si sarebbe trovato coinvolto suo malgrado nella truffa. Alla sua richiesta sono seguite quelle degli altri difensori.
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