Lacrime e abbracci alla notizia. Il papà: «L’ho riportato a casa»

I genitori e la fidanzata Silvia circondati dall’affetto di parenti e amici al campo base vicino alla diga. Nonostante il dolore, la famiglia ha ringraziato di cuore i soccorritori: «Hanno dato tutti il massimo»

TRAMONTI DI SOPRA. «L’ho riportato a casa. Di questo sono felice. Speravo di riportarlo in un altro modo...». Bepi Pellegrinuzzi china il capo, seduto al volante. Le lacrime rigano in silenzio il volto della moglie Angelica, al suo fianco, in rivoli senza fine dai suoi limpidi occhi azzurri.

Poi entrambi i genitori di Elia si sciolgono in un «grazie» che viene dal cuore, dedicato ai soccorritori. Pur nell’immenso dolore, ancora una volta il papà e la mamma del 29enne maniaghese offrono una dimostrazione di altruismo e generosità. Qualità per le quali la famiglia Pellegrinuzzi è sempre stata molto apprezzata e stimata a Maniago.

«Vogliamo ringraziarli tutti – il padre di Elia riesce a trovare la forza – hanno dato tutti il massimo. Ringrazio Lino Rosa, mio grande amico ed ex collega di lavoro, che mi ha aperto tutte le porte qui. Ringrazio il cinofilo con il cane che ha ritrovato mio figlio. Non ho mai visto una simile macchina da guerra da queste parti: il dispiegamento di forze dei soccorsi è stato imponente».

Bepi ha voluto vedere il figlio prima di raggiungere la moglie e gli altri familiari al campo base, allestito un chilometro e mezzo più avanti.

Qui si erano radunate decine di amici e familiari. Sotto la tenda allestita dal Soccorso alpino di Maniago, i parenti più stretti hanno condiviso un momento privato. Le amiche si sono strette attorno a Silvia, la fidanzata di Elia, cercando di confortarla.

Per farsi coraggio, ieri la giovane indossava una felpa con la scritta in friulano: «Mai molà». Un invito simbolico raccolto da tutti i volontari impegnati nelle ricerche per cinque giorni consecutivi. In prima linea a guidare le squadre, c’era proprio il padre Giuseppe.

Fino all’ultimo la speranza ha acceso i cuori dalla Val Tramontina a Maniago. Poi si è sgretolata, ieri mattina, quando la notizia che nessuno voleva sentire ha gelato il campo base. «L’hanno trovato...».

Lacrime e abbracci hanno attraversato il campo che fino a un instante prima trepidava all’unisono di speranza. Il padre di Elia ha voluto stringere la mano ai soccorritori, se li è stretti al cuore mentre li incrociava per i commiati. Uno per uno. Con un «grazie» sussurrato a ciascuno.

La malinconia ammanta il campo e anche i soccorritori. Con gli occhi rossi dal pianto si osservano i movimenti dell’elicottero che fa la spola dallo spiazzo d’atterraggio alla zona del ritrovamento, mentre nella mente si sedimenta il pensiero, irreale e spietato: Elia non tornerà mai più.

«È una grande tragedia – il sindaco di Maniago Andrea Carli parla a nome della comunità – che lascia un vuoto e che colpisce una famiglia generosa, che ha saputo farsi benvolere da tutti in città, dal padre Bepi, nostro dipendente comunale al fratello Remo, sacrestano al duomo di Maniago. Siamo scossi. A Bepi ho voluto far sentire la vicinanza da parte dell’amministrazione comunale e di tutti i suoi colleghi. Più passavano le ore, più le nostre speranze si affievolivano. Ma abbiamo continuato a sperare. Un pensiero va anche alla compagna di Elia, che in questi giorni sta affrontando gli esami di maturità all’Ipsia di Maniago».

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