Lacrime e commozione per l'ultimo saluto a Jacopo, il consigliere di quartiere morto a 22 anni

UDINE. Le note della “Get you the moon” di Kina, una delle sue canzoni preferite, in volo nell’aria. Intorno il silenzio, scandito solo dai singhiozzi, il disperato abbraccio, anche fisico, di parenti e di amici, di un’intera comunità, a un ragazzo che se n’è andato troppo presto. Poi un lungo applauso.
Si è chiuso così il funerale di Jacopo Lorenzo Capace, morto sabato scorso a 22 anni, per un malore improvviso che lo aveva colto venerdì mentre giocava nel campetto sotto casa. Un episodio con tutta probabilità legato a precedenti problemi di salute.
Oltre mille persone lo hanno atteso nella chiesa di Gesù Buon Pastore per rendergli l’ultimo saluto. E sono stati proprio gli amici più stretti, tra le lacrime, a caricarsi sulla spalla il feretro, un pezzo di vita che non dimenticheranno mai. Un momento toccante al punto che una donna di mezza età, per l'emozione, ha avuto un mancamento ed è stata subito soccorsa dai presenti.
“Jacopo era stato battezzato qui, ora torna da vincitore: e lui di vittorie ne sapeva, amante del calcio com’era – ha esordito don Giuseppe Marano, affiancato da don Roberto Gabassi -. Una chiesa così piena è la vittoria del bene sul male”. Nelle prima file ci sono tutti i parenti, mamma Cinzia, i fratellini; papà Massimiliano è seduto per terra, accanto al feretro - rivestito con sciarpe e una maglia bianconere, in nome della sua passione per l’Udinese - più vicino possibile al suo ragazzo. Ci sono anche i piccoli calciatori che allenava, i bimbi del San Gottardo e della Serenissima.
Dopo la lettura del Vangelo di Matteo, don Giuseppe ha tracciato un ritratto di Jacopo. “Il suo sorriso non deve essere un ricordo, deve essere raccontato e seminato ovunque: allora sì, anche noi avremo vinto la partita – afferma -. Questo ragazzo è l’orgoglio di un quartiere: sempre sorridente, non è mai rimasto a girarsi i pollici. Ha tirato fuori la forza che aveva dentro e si è deciso a studiare, a coltivare la sua passione per lo sport, a diventare anche consigliere di quartiere: non ha badato a chiacchere, ma si è messo a disposizione per essere protagonista”. Jacopo ha anche scelto di donare organi: “Utile da vivo e anche da morto: ecco il coraggio di un ragazzo di 22 anni – conclude il parroco -. Non dobbiamo incolpare Dio per avercelo tolto, dobbiamo ringraziarlo per avercelo donato”.
Con il saluto commosso dell’assessore alle Circoscrizioni, Daniela Perissutti, sono stati i parenti e gli amici che con lui condividevano la quotidianità del quartiere a prendere la parola. L’intervento che ha spezzato il cuore dei presenti, terminato con l’abbraccio spontaneo della madre, è stata una sequenza di ringraziamenti a Jacopo. “Per averci sostenuto nei momenti difficili, per averci tenuti uniti di fronte piccole difficoltà, per aver sorriso alla vita di fronte alle sofferenze – sono le parole commosse di un amico - per le tue ramanzine, che ci mancheranno, per averci insegnato a dare importanza ai valori della vita e a lottare per gli obiettivi, per le serate spensierate passate insieme”. In chiesa ci si abbraccia e si piange. Fuori un cartello recita: “Rimarrai sempre nei nostri cuori, non dimenticheremo mai il tuo sorriso”.
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