Lago, la ghiaia fa da tappo: al Vajont si corre ai ripari

Vertice tecnico col sindaco: problemi nella galleria di scarico verso Cimolais. L’Enel ha pronto un piano per garantire il deflusso delle acque del bacino residuo

ERTO E CASSO. Non c’è soltanto il lago di Barcis a preoccupare per l’inghiamento: a ridosso del bando europeo per i lavori che dal 2021 consentiranno la rimozione degli inerti accumulatisi a Barcis, spunta un nuovo problema. Stavolta a Erto e Casso.

La briglia del bacino residuo del Vajont è ostruita dai sassi, come accertato dai tecnici dell’Enel. La galleria di scarico in direzione di Cimolais è posta a quota 645, una decina di metri al disopra di quella situata nelle vicinanze della diga (la cosiddetta galleria di sorpasso realizzata nel 1961) e che scarica nel Piave. Pare impossibile riattivare il bypass: i tecnici l’hanno detto senza mezzi termini al sindaco Fernando Carrara.

Il problema è che la briglia consente il deflusso dell’acqua in occasione di piogge intense. La frana del monte Toc funge da tappo e al momento la riduzione della portata è garantita soltanto dalla cascata sopra Longarone. Per evitare che l’invaso possa salire oltre la quota di sicurezza s’è costruita una galleria che convoglia la massa idrica in eccesso al Sant’Osvaldo di Cimolais.

Per far funzionare adeguatamente l’opera attualmente inghiaiata, gli ingegneri degli anni Sessanta costruirono uno sfiatatoio a quota 660 metri sul livello del mare. Di fatto, il lago sarà fatto defluire all’interno di questo secondo condotto, inizialmente pensato come presa d’aria.

A quel punto, però, dovrà essere realizzato un ulteriore sfioratore più a monte. L’Enel, titolare dell’impianto, ha già individuato un sito a quota 670 metri in cui scavare e intercettare il tunnel di scarico. Sarà così possibile il ricircolo dell’aria, indispensabile durante le fasi di svasamento. Per ora non si conoscono tempi e modalità del lavoro che dovrebbe essere in ogni caso a carico della società.

Carrara è soddisfatto per questo primo passo in avanti nella vicenda. Già nel 2001 era stato lanciato un allarme dall’ex sindaco Italo Filippin che aveva documentato l’avanzata del pietrame. Dopo 17 anni gli inerti hanno preso il sopravvento. «Preferirei una soluzione alternativa che ampli l’estensione del lago sino a coprire la pietraia del Vajont, lambendo San Martino» ha commentato Carrara.

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