L’agricoltore Mauro, l'uomo che salva i gelsi

Da piccolo sbattè la testa contro un albero uscendo dalla casa di un amico. Da lì la sua vita è cambiata

Quando, quella sera di vent’anni fa, sbattè la testa contro un gelso uscendo dalla casa di un amico – «avevamo bevuto un po’» dice sorridendo – non conosceva nemmeno il nome di quell’albero. E non sapeva che sarebbe diventato il suo grande amore. Mauro Rizzotti, agricoltore di Vivaro, è il “salvatore” dei gelsi. Nella sua proprietà ne ha messi a dimora «circa 600» e corre da una parte all’altra dell’Italia del Nord e del centro («a sud non ce ne sono») per curare e salvare gli ultimi esemplari.

«In quel periodo – torna indietro di vent’anni – volevo piantare degli alberi nel terreno accanto alla mia casa, un’area molto grande, ma non sapevo cosa mettere a dimora.

Quando vidi quell’albero chiesi al mio amico: “Che pianta è?”. “Un morer” mi disse lui. Tornai a casa e dissi a mia moglie che volevo piantare dei gelsi e lei mi inondò di racconti sulla storia di quegli alberi, sulle filande, tutte cose che conoscevo a mala pena». Partì con l’idea di comprarne uno «ma ne comprai 83. Si trovavano nel terreno di Elio Brandolisio, un’area che doveva essere espropriata. Andai per comprarne uno e dopo una notte di riflessione gli offrii di comprarli tutti, accettò.

E’ morto lo scorso anno, non riconosceva più nessuno ma quando sono andato in casa di riposo a trovarlo mi ha riconosciuto eccome. L’infermiera mi aveva detto: “Non si ricorderà di lei”. Poi quando gli ha chiesto se sapesse chi fossi, lui ha risposto: “Quello dei morer”».

Da allora Rizzotti è diventato un esperto del passato ma soprattutto del futuro delle piante, una cultura «che mi sono fatto da autodidatta, imparando da solo come far crescere le piante e talvolta come salvarle. Ho alberi del 1700 e sono in trattativa per degli alberi del 1600». Non sempre, tuttavia, riesce a portarli via. Soprattutto le piante più antiche «hanno costi e difficoltà di trasporto troppo elevate».

Anche quelli arrivati a Pordenone, nel bosco delle farfalle, li ha procurati lui «ma questi sono giovani, hanno 70 anni circa». Mentre parla di quegli alberi, a Rorai, spunta un upupa. «Vedi? I gelsi richiamano upupa e cinciallegre. L’upupa in particolare cerca questi alberi perché ci nasconde le prede».

In molti chiamano Rizzotti anche per curare gli alberi. «Anche quello l’ho imparato da solo. Molti anni fa, ero ancora agli inizi, da un giorno all’altro, quaranta alberi persero le foglie. Chiamai la forestale e il tecnico che venne a vedere le piante mi disse: ti moriranno tutte, sono state intaccate dai funghi, non c’è niente da fare. Ma io non lo accettavo, non potevo rassegnarmi». In un’altra delle tante notti trascorse senza dormire, per via dei suoi alberi, ha cercato di pensare a come salvarli.

«Ho fatto quello di cui secondo me avevano bisogno: li ho bagnati e fertilizzati direttamente da terra. Li ho salvati tutti, poi ho chiamato il tecnico e gli ho detto di venire a vedere se voleva imparare qualcosa. Ma devo aver usato parole forti perché non si è fatto più vedere» racconta sorridendo. Le sue piante le conosce «una per per una» e non le vende «se non quando mi servono soldi». Soldi che prontamente investe per comprare altri gelsi. Denaro e notti insonni: «Quando sono andato a prenderli a Cuneo ci ho messo 26 ore di fila, non ho nemmeno mangiato – prosegue mostrando le fotografie dei suoi tanti “figlioli” –. Però ne è valsa la pena».

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