Laguna, Ciani dal pm per cinque ore

MARANO. È cominciato da Paolo Ciani, consigliere regionale del Gruppo misto e coordinatore Fvg di Fli, il giro di interrogatori sollecitati dal pm Viviana Del Tedesco, dopo le prime 14 notifiche d’iscrizione nel registro degli indagati nell’ambito della maxi-inchiesta sulla bonifica “fantasma” nelle presunte zone inquinate della laguna di Marano e Grado. Iniziato poco dopo mezzogiorno, il “faccia a faccia” tra il magistrato e l’allora vicepresidente della Regione che, dal 2002 e, proroga dopo proroga, fino al 2006, ricoprì l’incarico di commissario delegato per l’emergenza socio-ambientale, è durato quasi cinque ore.
Pressocchè impossibile ottenere dal diretto interessato, così come dal suo difensore, avvocato Manlio Contento, una qualche dichiarazione sull’andamento del confronto. «No comment», si è limitato ad affermare Ciani all’uscita dall’ufficio del pm. «Dico solo - taglia corto - che siamo qui su chiamata del pm, che a fine luglio aveva invitato gli indagati a presentarsi in Procura».
Impossibile anche, al momento, sapere se il consigliere regionale tornerà a incontrare il pm, per completare l’interrogatorio o integrarlo con il deposito di una memoria difensiva. A quanto appreso, comunque, alle domande del magistrato Ciani avrebbe risposto con diversi «non sapevo», «non ero io a preparare le carte» e «non ero il solo a lavorare nella struttura». Al suo fianco, all’epoca, c’erano Dario Danese, come soggetto attuatore, e Francesco Sorrentino, Responsabile del procedimento, entrambi a loro volta indagati.
Quel che di certo si sa, invece, è ciò di cui Ciani e gli altri due ex commissari, l’ex vicepresidente della Regione e attuale capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Gianfranco Moretton (2007-08), e il “tecnico” Gianni Menchini (2009-12), sono accusati: peculato e truffa. Ipotesi di reato che la Procura ha formulato anche a carico dei rispettivi bracci destri, per avere - questa la tesi dell’accusa - dissipato risorse pubbliche per finalità non soltanto diverse, ma addirittura contrarie al risanamento ambientale. «Un immane sperpero» - così si legge nel capo d’imputazione -, che carabinieri del Noe e Gdf hanno calcolato in complessivi 100-120 milioni di euro, erogati nei dieci anni di gestione commissariale. Struttura che, proprio a seguito dell’inchiesta giudiziaria, il premier Mario Monti ha di fatto smantellato con decreto di revoca dello stato di emergenza del 6 aprile scorso.
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