L'allarme di Fedriga: «Stop ai contributi a Roma o rischiamo di non pagare i medici»

UDINE. L’allarme sulla tenuta dei Bilancio regionale è forte come, forse, mai prima d’ora, o almeno nella storia recente del Friuli Venezia Giulia. Massimiliano Fedriga, però, lo lancia in una giornata di metà maggio quando chiama anche a raccolta la politica locale chiedendo un appoggio alla necessità di bloccare i Patti finanziati con Roma – dal valore di 670 milioni quest’anno e di 596 il prossimo – anche a costo, per deputati e senatori di maggioranza, di non votare il “Decreto Maggio” in arrivo in Parlamento. Sì perché in ballo questa volta, secondo Fedriga, c’è la tenuta economica e sociale della Regione.
CORONAVIRUS, I DATI
Allarme rosso. «Se il Governo insiste nel voler pretendere dal Friuli Venezia Giulia, in questa situazione, il versamento dei 670 milioni di euro per quest’anno e i 596 per il prossimo, la Regione rischia seriamente di non poter pagare gli stipendi ai medici e di non riuscire a trasferire ai Comuni il denaro necessario per il funzionamento dei servizi socio-assistenziali».
La “bomba” Fedriga la sgancia in conferenza stampa, poco prima di infilarsi in conferenza Stato-Regioni e discutere con il ministro Francesco Boccia di riaperture anticipate. Il presidente, però, non si ferma all’allarme perché il governatore sta preparando un documento che vuole condividere con l’intero arco politico e nel quale chiede al Friuli Venezia Giulia nel suo complesso di vestire – metaforicamente – i panni del Sudtirolo mettendo davanti il territorio al proprio partito.
LA NUOVA ORDINANZA IN FVG
«Noi non stiamo chiedendo a Roma più soldi – ha continuato Fedriga –, né vogliamo contributi straordinari dallo Stato per gestire l’emergenza, ma semplicemente di non versare in questa situazione qualcosa che già la Consulta ha stabilito più volte dover essere soltanto temporaneo e non continuo come avviene invece dal 2011 in poi. Sto predisponendo un documento per il quale chiederò la firma non soltanto all’intero Consiglio, ma a tutti i sindaci del Friuli Venezia Giulia, ai parlamentari italiani ed europei auspicando il mantenimento di un comportamento conseguente rispetto a questa situazione. In particolare voglio chiedere ai nostri deputati e senatori di non votare il “Decreto Maggio” nel caso in cui non si trovi un accordo con il Governo sui Patti finanziati. Dobbiamo finalmente fare come le Specialità che da sempre difendono casa loro perché hanno rappresentanti che prima di appartenere a un partito si sentono parte integrante di un territorio e dei suoi cittadini. È arrivato il momento di alzare barriere difensive nei confronti di diritti che dobbiamo garantire ai nostri cittadini e non possono rischiare di essere toccati».
Controlli e sanzioni. La conferenza stampa organizzata ieri dalla giunta, inoltre, è servita anche per Valerio Valenti, prefetto di Trieste e “coordinatore” dei controlli in Friuli Venezia Giulia, per presentare lo stato dell’arte delle verifiche effettuate dalle forze dell’ordine nel corso del lockdown e in questi primi giorni di “fase 2”. «Dal punto di vista delle forze di polizia – ha spiegato Valenti – il giudizio è molto positivo e i numeri rappresentano un ottimo biglietto da visita per il Friuli Venezia Giulia in vista di un progressivo ritorno alla normalità». Le cifre, infatti, dicono che dal 10 marzo a mercoledì in Friuli Venezia Giulia sono stati effettuati 188 mila 731 controlli con meno di 8 mila sanzioni ai danni dei cittadini della regione.
Nell’80% dei casi, inoltre, sono state multate persone che non avevano rispettato i divieti di spostamento, mentre soltanto in 121 occasioni sono scattate denunce per falsa attestazione e in 16 per la violazione della quarantena oltre a 479 per reati non legati all’emergenza coronavirus. Per quanto riguarda i negozi, poi, ne sono stati controllati 65 mila 147 negozi con appena, però, 99 sanzioni – quindi appena lo 0,15% del totale – con 12 esercizi che hanno subito una chiusura momentanea e 7 definitiva.
Obiettivo 7 mila tamponi. Fedriga e il vicepresidente Riccardo Riccardi, inoltre, hanno anche annunciato l’intenzione da qui al prossimo futuro di implementare il numero di tamponi giornalieri effettuati in regione. Attualmente il tetto è di circa 3 mila 200 – con un potenziale che potrebbe arrivare a 4 mila nel caso in cui ci fosse disponibilità totale di reagenti –, ma la giunta ha come obiettivo quello di raddoppiarli arrivando «una volta acquisito il materiale necessario che stiamo cercando in tutto il mondo», come ha spiegato il governatore fino a una quota che possa sfiorare la cifra di «7 mila al giorno» per essere pronti «a ogni evenienza».
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