L'allarme: Tarcento e le frane dimenticate, zero interventi

A distanza di mesi nessun intervento. Il comitato: dove sono finiti i soldi della Regione?
Tarcento 17 giugno 2015. Frane a Coja. © Foto Petrussi
Tarcento 17 giugno 2015. Frane a Coja. © Foto Petrussi

TARCENTO. Le alluvioni che si sono scatenate sul Friuli – colpendo in particolare la zona del collinare – tra febbraio e novembre dello scorso anno hanno lasciato una serie di ferite aperte nel cuore del Tarcentino, ma, a distanza mesi, nessuno è ancora intervenuto in maniera organica per mettere in sicurezza il territorio.

A lanciare l’allarme è il presidente del Comitato Frane, Claudio Grassi, che denuncia le difficoltà riscontrate nei rapporti con l’amministrazione comunale e con la Protezione civile. «Tre interventi erano stati giudicati urgenti – attacca – : sulla riviera di Coia, in via Val Ronchi per Sedilis e sulla strada di Borgo Chiesa/Beorchian. Per Coia non soltanto l’opera non è iniziata, ma non si è neppure visto il progetto della Protezione civile atteso dal Comune per condividerne le linee guida.

Su via Val Ronchi è stata realizzata un’opera di sostegno, con un intervento tecnicamente tutt’altro che perfetto, che ha risolto semplicemente un piccolo fronte franoso, mentre sulla strada di Borgo Chiesa/Beorchian l’intervento non è cominciato nonostante sia stato affidato, sempre dalla Protezione civile, a una ditta privata alla fine del 2014».

C’è di più, però, per Grassi che denuncia anche come il Comitato frane non abbia ricevuto alcuna comunicazione «relativa all’utilizzo dei Fondi stanziati dalla Regione», cioè di quel milione di euro che l’assessorato all’ambiente ha destinato come prima forma di ristoro per i danni causati al territorio dalle due alluvioni del 2014.

«A parziale difesa del Comune – continua il presidente – va riconosciuto lo sforzo prodotto dalla struttura tecnica con il supporto, sempre volontario, di esperti esterni che ha più volte trasmesso alla Regione un preciso censimento dei dissesti con una puntuale stima delle priorità di intervento e del livello di pericolosità. Uno sforzo, purtroppo, univoco e che al momento non ha ricevuto la necessaria attenzione da parte delle istituzioni».

Per Grassi, in altre parole, c’è bisogno di una gestione sinergica degli interventi che sia in grado di intervenire tempestivamente per risolvere le problematiche di aree che, a suo avviso, restano a forte rischio. «L’istituzione di un ufficio di presidio territoriale permanente – conclude – preposto al coordinamento generale di tutte le opere a difesa del territorio, proposto più volte dal Comitato frane, risulta essere, oggi, quanto mai necessario ed urgente.

Un’idea che, almeno a parole, sembrava aver trovato terreno fertile, ma che pare essere caduta nel vuoto nonostante la pazienza della popolazione sia messa a dura prova visto che a una risoluzione della problematica ancora lontana si somma il fatto di continuare a chiedere il pagamento di tasse su immobili inaccessibili, privi di sicurezza per le persone, compromessi o inagibili. Tasse che, almeno in questa situazione eccezionale, l’amministrazione di Tarcento avrebbe potuto e dovuto sobbarcarsi con uno sforzo, per le casse comunali, davvero esiguo».

Argomenti:frane

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto