L'allenatore nella bufera per le offesa all'arbitro: «E adesso dovete dare il Daspo a tutti»
Il mondo del calcio si mobilita dopo lo stop al mister del Fontanafredda. Il sindaco: «La nostra città non è razzista»

«E adesso il Daspo a tutti»: è questa una delle reazioni in città tra commenti al vetriolo e battute “da curva” sparate a Sacile e sui social.
Il Daspo per Flavio Giust allenatore del Fontanafredda calcio 2007 è diventato un caso anche politico: Sacile città razzista? La battuta «arbitro terrone», ascoltata dai genitori e piccoli calciatori sulla panchina dell’allenatore ha diviso la città: in colpevolisti e innocentisti.
IL SINDACO
«Prima di tutto va accertata la verità dei fatti – puntualizza il sindaco Carlo Spagnol –. Evitiamo le strumentalizzazioni. Sacile non è razzista». Il primo cittadino si spiega. «Quello capitato a bordo campo nella partita giovanile Sacilese-Fontanafredda è un episodio isolato. In città non ci sono ghetti: le scuole insegnano la convivenza civile e accoglienza, come le società sportive».
Il consigliere comunale Antonio Petralia del M5s ha invocato un ordine del giorno sulla lotta contro razzismi e discriminazioni. «Sacile – taglia corto il sindaco – non è razzista. I comportamenti corretti a scuola e nello sport sono quotidiani».
LA PROPOSTA
«Proporrò un ordine del giorno in consiglio comunale per contrastare tutte le forme di razzismo contro i meridionali nello sport e nelle scuole», dice Petrala.
Il pentastellato dà voce ai genitori. «L’invito è allargato a tutti i sacilesi è quello a unirsi per dare un segnale forte come comunità contro la discriminazione e rigurgiti razzisti verso i meridionali – continua –. Non vogliamo che i modelli sbagliati di politica diffusi possano creare delle ulteriori spaccature sociali».
E ancora. «Qualcuno ha visto come eccessivo il Daspo di un anno inflitto dalla questura all’allenatore di Fontanafredda. L’episodio è stato giustamente portato alla luce da un genitore di un giovane calciatore della Sacilese. La comunità deve unirsi a condannare episodi di razzismo pregiudizievole che sono tornati in auge». La “terapia” deve servire come antidoto contro i rigurgiti razzisti nel terzo millennio e anche contro ogni tipo di offesa».
«Dobbiamo parlare in famiglia e nelle scuole ai nostri figli – conclude Petralia – e ribadire che provenienza, colore, differenze fisiche non marcano distinzioni fra gli esseri umani – incalza Petralia –. Però dobbiamo esserne noi adulti convinti per primi».
LE OPINIONI
«Tanto rumore per nulla». Claudio Salvador, ex assessore allo sport, liquida il caso. «L’arbitro non sembra aver sentito l’offesa, come testimonia il referto. Il calcio è una passione, basta che non trascenda in forme non educative per i ragazzi delle squadre giovanili». Gli adulti hanno altre orecchie. «È giusto – conclude – condannare, ma non creiamo precedenti. Rischiamo che tutti i fine settimana ci sia un “caso” da denunciare».
Luca Munarella, presidente del Fontanafredda, non ha dubbi. «Massima stima per il nostro allenatore. Vogliamo i fatti concreti e prove per fare luce sul caso». –
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