L'alluvione del 1966, ritrovate dopo 50 anni le foto dei due vigili eroi

Ecco i volti di Sebastiano Crispatzu e Massimo Pinzan, morti per portare i soccorsi. In municipio la città rende omaggio agli uomini del 115 sacrificatisi per noi

PORDENONE. Fino a ieri erano due eroi senza volto. I vigili del fuoco ne avevano imparato i nomi e appreso il sacrificio. Ogni volta che entravano e uscivano dal comando loro intitolato passavano vicino a una targa e tributavano ai colleghi un pensiero riconoscente.

Ora ci sono anche due visi. Gli occhi grandi, lo sguardo pulito, la nobiltà d’animo nell’eleganza della divisa.

Sebastiano Crispatzu, 20 anni, di Sassari e Massimo Pinzan, 19 anni, di Venezia, arrivarono da fuori provincia per salvare le vite dei pordenonesi, durante l’alluvione del 1966, e diedero in cambio la loro. Oggi, cinquant’anni dopo, la città che li accolse tributerà loro il suo ringraziamento.

Lo farà nel suo palazzo più bello, il municipio, entrando dall’ingresso principale, corso Vittorio Emanuele, in un percorso ricavato tra i mezzi anfibi utilizzati all’epoca dai loro compagni e i pannelli della mostra sui 70 anni del giornale ideatore dell’iniziativa: il Messaggero Veneto.

50 anni fa la grande alluvione in Friuli

Fuori dal palazzo, i bambini delle scuole potranno imparare come ci si comporta in caso di calamità naturale. A distribuire piccoli e utili manuali, in tal senso, saranno gli uomini che, nel 1966 come oggi, dalla grande alluvione all’ultimo terremoto, sono accorsi e continuano ad accorrere quando la gente ha bisogno di loro. Mettendo in pericolo le proprie esistenze per salvare quelle altrui.

Ed è proprio l’ordinaria straordinarietà del lavoro quotidiano dei vigili del fuoco ad averci suggerito questa giornata dell’orgoglio: un momento in cui non un singolo pordenonese tirato fuori dai guai, ma tutte le persone aiutate in questi anni, insieme, potessero pronunciare, forte e chiaro, il loro grazie.

Motta di Livenza, i giorni in barca: tre metri sotto l’acqua

Oggi in municipio ci saranno gli anziani che ancora ricordano quei difficili giorni di novembre, i giovani che queste storie le hanno solo lette sui libri, i pordenonesi doc e quelli arrivati dopo, i colleghi delle vittime e uno dei loro amici più cari, che racconterà chi erano davvero, Sebastiano e Massimo.

E poi ci saranno soprattutto loro, i due ragazzi scomparsi, mai come in questa occasione presenti nei cuori della loro comunità d’adozione perché finalmente restituiti ai loro volti, alle loro sembianze. A rinvenire le foto, su specifica richiesta del vigile del fuoco Stefano Zanut in occasione di questa iniziativa, è stata la figlia del comandante dell’epoca dei ragazzi, Giuseppe Tatano. Da un cassetto sono affiorati i cartoncini distribuiti durante la cerimonia funebre.

Dalla morte alla vita, 50 anni fa come oggi. Lo dovevamo, a Sebastiano e Massimo, ora che possiamo guardarli in faccia. Lo dovevamo al loro esempio.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto