L’amicizia oltre la guerra: la 14enne russa Gabriela insegna all’ucraino Sasha
Una storia di speranza e integrazione alle medie di Palmanova. L’assessore Trino: «Mi aiuta ad accogliere i profughi»
PALMANOVA. «Essere giovani vuol dire tenere aperto l’oblò della speranza, anche quando il mare è cattivo e il cielo si è stancato di essere azzurro». Questa celebre frase di Bob Dylan ben rappresenta la bellissima storia che si sta vivendo all’Istituto comprensivo di Palmanova che coinvolge due loro giovani studenti: una ragazzina nata in Moldavia da famiglia russa insegna l’italiano parlando in russo al compagno profugo dell’Ucraina. È la storia di Gabriela e Sasha, una storia di fratellanza che guarda da quell’oblò di cui Bob Dylan parla.
A raccontare questo bellissimo momento è l’assessore e insegnante Thomas Trino, rimarcando come «una ragazza russa mi aiuta a insegnare l’italiano a un ragazzo appena arrivato dall’Ucraina: non serve aggiungere altro – spiega -. Da quest’anno sono docente di potenziamento alle medie a Palmanova e da quando sono arrivati i ragazzi ucraini parte delle mie ore è dedicata all’insegnamento dell’italiano. L’inglese viene usato come lingua d’appoggio, ma in realtà sono pochi i ragazzi che lo sanno, quindi Gabriela ci sta dando una mano. La maggior parte dei profughi è bilingue russo-ucraino. Il fatto che a fare da ponte sia proprio il russo rappresenta un’occasione di far pace con questa lingua, che è lingua comune, prima ancora che lingua dell’invasore».
Gabriela, 14 anni, da sette vive in Italia e ha imparato il russo dalla nonna: «Fare qualcosa di utile che è di sostegno ai miei amici ucraini mi rende felice – dice -. Mi piace essere d’aiuto ai professori nel far conoscere la lingua e la cultura italiana ai ragazzi ucraini. Questa esperienza mi sta insegnando che dobbiamo essere sempre accoglienti nei confronti dei migranti e delle loro difficoltà». Lui è Sasha, ragazzo ucraino, coetaneo, di Leopoli, arrivato in Italia con tutta la famiglia (mamma, papà e sorella) il 27 febbraio e ospitato a Mereto di Capitolo dalla nonna e dallo zio. I due si intendono, si capiscono, con quella solarità che è tipica della loro età, ed è forse questa la pagina più bella che l’Istitituto palmarino sta vivendo. «Sono estremamente contento e orgoglioso di come i nostri alunni hanno colto i coetanei ucraini (14), segno del costante lavoro dei docenti che fanno dell’inclusione e del confronto tra culture uno dei valori fondanti del nostro Istituto», dice il dirigente Matteo Tudech. «Assistere poi a momenti come questo – afferma -, in cui la normalità rappresentata da un semplice aiuto tra pari supera qualsiasi barriera ideologica, dovrebbe soprattutto far riflettere noi adulti: dei ragazzi stanno dimostrando che il futuro non deve essere divisione ma unione, non vogliono un mondo basato sullo scontro ma sull’accoglienza. La speranza è che tutti si accorgano quanto prima di questo e ognuno dia il proprio contributo per un rapido ritorno alla normalità».
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