L’antica roggia ora interrata che attraversava la piazza “racconta” la vecchia Aviano

la storia
sigfrido cescut
La “clausura” di questi giorni fa affiorare i ricordi di una piazza che, purtroppo, non c’è più da quando, era il 1972, hanno interrato l’antica roggia che l’attraversava. L’accesso alle abitazioni veniva garantito da ponticelli in pietra.
Si potrebbero ripristinare con la roggia, garantendo l’isola pedonale e abbellendo la piazza. I ponticelli erano luoghi di incontro, teatri di aneddoti arrivati ai nostri giorni. Il ponte della piazza, nel gergo popolare era “Puont delle orete”, a indicare coloro che vi trascorrevano il tempo discutendo dei loro problemi. Si fermavano in molti su quel ponte. Alcuni erano personaggi eccentrici come il pittoresco barbiere “Pippo Cescut”. Meteo permettendo, aspettava seduto sul ponte che lo invitassero nelle proprie abitazioni, dove si recava in bicicletta per eseguire un taglio di capelli a buon mercato.
Spiritoso, diffondeva buon umore, a volte caustico aveva una definizione per tutti i politici degli anni Sessanta, locali e nazionali: «Abbondanza, controllore, devoto e anche sconfessato», a seconda delle loro alterne fortune. Il primario Luigi Marcon lo chiamava in ospedale, per depilare i pazienti che operava. Arguto, Pippo sosteneva come la canonica avesse sostituito il Comune, visto che sindaco e assessori si riunivano spesso in quel luogo con il parroco. E in canonica, Pippo indirizzava i forestieri che gli chiedevano dove fosse il municipio. Suonando la fisarmonica sui ponticelli, diffondeva allegria un musicista particolare.
Nessuno sapeva il suo cognome, quanto al nome, era per tutti “Nani de la mont”. Si esibiva senza spartito con Paesanella e Piccola vagabonda, canzoni della sua giovinezza.
Piero Valt, lo spazzino, quando non poteva permettersi di sostare al bar si riposava su uno dei ponti, diventando bersaglio dei ragazzini che uscivano da scuola. Lui si difendeva e, semianalfabeta, con orgoglio, prima di morire, ha scritto un testamento per chiedere ai compagni di essere sepolto con un funerale civile e le bandiere rosse perché: «Molti anni ho fatto il spasino, e causa i preti con paga da schiavo».
Infine, non mancava su quei ponti la sosta del becchino Umberto Bortolin che arrivava con la sua biciletta. Se tutti coloro che l’hanno deriso, fossero andati al suo funerale, il corteo funebre dovrebbe ancora terminare. —
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