L’appello a Mosca: è rischioso il fermo

San Giorgio di Nogaro, i sindacati scrivono  ai leader del gruppo di cui fa parte la Palini & Bertoli (del gruppo  Abramovich) dopo l’annuncio del blocco produttivo per sei mesi

SAN GIORGIO DI NOGARO. «Abbiamo forte il timore che dopo un fermo produzione di quelle dimensioni non sia più possibile ripartire alle precedenti condizioni occupazionali per effetto della inevitabile penetrazione della concorrenza nel mercato Evraz, l’inevitabile perdita di professionalità da parte dei lavoratori e non ultima l’efficienza impianti stessi».

Così, le Rsu aziendali e i sindacalisti Francesco Barbaro della Fim Cisl e Maurizio Balzarini della Fiom Cgil, scrivono a Mosca al presidente di Evraz, Alexander Frolov, e al vice Pavel Tatjanin per ribadire le forti preoccupazioni e le perplessità sulle ricadute che le decisioni assunte dall’ad Dmitrij Scuka hanno in sé, chiedendo con forza un suo diretto intervento per chiarire le vere intenzione del Gruppo Evraz sul sito di San Giorgio.

«Quello che è emerso e deciso dal vostro ad, Dmitrij Scuka, nell’ultimo incontro relativamente al futuro produttivo del sito Evraz di San Giorgio - dicono - ci risulta contraddittorio e mette a forte rischio il futuro produttivo del sito stesso. Un sito che, ricordiamo, occupa 145 persone. Ci rendiamo perfettamente conto delle difficoltà del settore, inoltre le ultime vicende legate al vecchio management hanno fortemente indebolito l’immagine stessa della società, ma riteniamo che pur di fronte a tutte queste difficoltà fermare la produzione per 6 mesi, così come annunciato, sia grave errore. La stessa motivazione che ha spinto a questa decisione l’azienda è a nostro avviso poco credibile e cioè che lo spread tra acquisto delle bramme e loro trasformazione non produce utili a sufficienza, anzi producono perdite, quindi l’unica decisione possibile è il fermo produzione».

«Le ricordiamo - proseguono i sindacalisti - che nella zona industriale di San Giorgio sono insediati altri 3 laminatoi (Metinvest, Tecnosider, Marcegaglia), anche loro vivono il momento di difficoltà del settore, ma solo la vostra società ha assunto la decisione del fermo produttivo, come unica soluzione al problema.

Una motivazione peraltro non del tutto chiarita e motivata sino in fondo, in quanto, se le informazioni in nostro possesso sono vere, le stesse bramme vengono prodotte dal Gruppo Evraz e da lui commercializzate (sinergie). Abbiamo ribadito all’ad Dmitrij Scuka la necessità di proseguire sul piano degli investimenti per un prodotto di qualità, puntando maggiormente sulle finiture per dare valore aggiunto al prodotto stesso.

Esattamente come la concorrenza sta facendo in questa fase. Di essere disponibili da subito a regolamentare e utilizzare tutti gli ammortizzatori sociali a disposizioni per cali di produzione, così come di essere disposti a un ragionamento sulla ridefinizione del premio di risultato, ma ribadiamo - concludono - con convinzione e fermezza, la nostra contrarietà al fermo di produzione di 6 mesi, soluzione che non migliora il problema».

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