L'appello: "Aiutiamo i friulani bloccati in Venezuela"

Udine, il giornalista Avallone a Vicino/lontano. Il racconto: in 400 vorrebbero rientrare ma non possono 

UDINE. «Il Venezuela è uno degli Stati che più hanno aiutato il Friuli. Prima accogliendo gli emigranti, poi inviando importanti risorse per la ricostruzione post sisma. Per favore, non girate oggi la testa dall’altra parte».

L’appello è forte e chiaro. E a firmarlo, davanti alla chiesa di San Francesco, sperando nei riflettori che in questi giorni sono stati accesi su Vicino/lontano, è il giornalista venezuelano Vicente Avallone.

Quarantasette anni all’anagrafe, risiede in Friuli – a Martignacco – da dodici. Tanto che ormai friulano quasi ci si sente, anche se il Venezuela gli è rimasto nel cuore oltre che nel Dna.

Si è presentato sul sagrato di San Francesco con il tricolore mirandino bene in vista. Disteso sotto il grande monolite di vicino/lontano per denunciare una situazione che è sì geograficamente lontana, ma che deve essere percepita come un’urgenza internazionale, una priorità delle agende politiche. Anche friulgiuliane.

«Chiedo alla presidente della Regione, Debora Serracchiani, e al sindaco di Udine, Furio Honsell, di darci una mano – ha detto ieri Avallone –. In Venezuela ci sono molti corregionali che sono bloccati, che vorrebbero rientrare ma non ce la fanno.

Sono circa 400 i friulani che si trovano in queste condizioni – ha aggiunto –, che devono fare i conti con la mancanza di medicine, di cibo. Aiutiamoli».

Avallone suggerisce anche come. Cita il caso di un paese del sud Italia che proprio in questi giorni si è adoperato per far rientrare e dare ospitalità a un gruppo di italiani bloccati in Venezuela. «Perché non possiamo fare lo stesso con i friulani?»

In piazza c’era lui, ma il movimento dei giornalisti venezuelani che in giro per l’Europa denuncia lo stato di cose nel Paese è nutrito. Ce ne sono in Italia, in Spagna, Portogallo, Francia e oltre.

«Il Venezuela è nel caos» racconta Avallone che con il suo paese d’origine è costantemente in contatto, lavora infatti per un’emittente che trasmette da un paesino sulle Ande e oggi si occupa di sport. Basta un’occhiata al sito www.la102.com per vedere il frutto delle sue fatiche.

In questi giorni scrive di Giro d’Italia. «Faccio sport ora per evitare di scrivere cose scomode che possono portare alla chiusura dell’emittente». Prima lavorava per radio Caracas.

L’ultima intervista risale al 2008. «Alla Biennale intervistai Chavez. «Ma il governo alla radio ha messo il bavaglio», aggiunge alzando così che si veda bene sciarpa tricolore, ben distesa davanti a sé con Venezuela scritto a testa in giù. Glielo fanno notare quando si mette in posa per una foto.

Non è un errore però. Restituisce volutamente l’idea di un Paese sottosopra, vittima del caos, in cui non c’è cibo, non farmaci e in ospedale sai opera con la luce dei telefonini. A farne le spese sono soprattutto i più deboli. Anziani, bambini.

Nel 2016 sono morti 11.466 bambini tra 0 e un anno. Il 30% in più rispetto al 2015. Lo ha reso noto l’ex ministro alla salute, Antonieta Caporale, subito destituita dal presidente Nicolas Maduro che non accetta critiche al suo governo. Di nessun tipo.

Chi parla rischia con la vita e per questo Avallone sa che in Venezuela non tornerà. Non ora. Ma dalla Battaglia per un Venezuela libero non desiste. Oggi la porta avanti dal Friuli.

«Perché non è giusto – conclude – che il Venezuela agonizzi a causa di una dittatura che nemmeno ha la dignità di render noto il numero dei morti che ha provocato fino a qui».

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