L’arcivescovo di Udine informato della morte del Pontefice durante la messa nel carcere di Tolmezzo: “Lo ricorderò per la sua umanità”

Monsignor Lamba è molto legato a Francesco. È stato lui a imporgli il pallio, nominandolo prima vescovo ausiliare di Roma e poi successore di monsignor Andrea Bruno Mazzocato sulla cattedra friulana

Christian Seu

Era nel carcere di massima sicurezza di Tolmezzo, monsignor Riccardo Lamba, quando ha appreso della morte di Papa Francesco, mancato a Santa Marta alle 7.35 di lunedì 21 aprile.

Quasi un segno, pensando all’attenzione che fin dall’alba di un magistero durato dodici anni il Pontefice argentino ha riservato ai detenuti, tanto da voler aprire a Rebibbia una delle Porte sante di un Giubileo che sarà ora portato a destino da un altro Papa, quello designato dal conclave che sarà convocato entro i primi giorni di maggio.

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L’arcivescovo di Udine è indubbiamente legato a Francesco. È stato lui a imporgli il pallio, nominandolo prima vescovo ausiliare di Roma e poi successore di monsignor Andrea Bruno Mazzocato sulla cattedra friulana.

“Ho avuto parecchie occasioni d’incontro, quando ero nel consiglio episcopale della Diocesi di Roma - ha raccontato il presule -. Ma ho avuto anche alcuni momenti di condivisione personale, quando c’è stata la necessità di parlare con lui: si è sempre dimostrato molto attento, voleva sapere dei dettagli. Ricordo la sua bonarietà, la cordialità, il suo modo anche scherzoso di affrontare le cose. Un’umanità molto verace. Quando gli si chiedeva: ‘Santità, come sta?’, capitava che rispondesse ‘Sono vivo!’” .

Le campane della diocesi di Udine annunciano la morte del Papa

L’arcivescovo di Udine ha incontrato i giornalisti lunedì 21 aprile per condividere alcuni pensieri sulla scomparsa di Papa Francesco. Raccontando, anzitutto, come ha appreso della notizia. “Stavo celebrando la messa nel carcere - ha detto - e al momento di condividere il segno della pace uno dei responsabili della sicurezza mi si è avvicinato, dicendomi: ‘Devo darle una brutta notizia: il Santo Padre è morto’. Ho concluso la celebrazione, comunicandolo ai presenti e condividendo poi questo momento di tristezza con il cappellano del carcere padre Claudio, con il parroco di Tolmezzo don Angelo, con i responsabili e i volontari, ricordando proprio quanto il Papa fosse stato sempre vicino ai detenuti”.

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La passione di Bergoglio ha ricordato quella di San Giovanni Paolo II, che fino alla vigilia della morte si manifestò in tutta la sua fragilità, nella malattia che progrediva. “Per Papa Francesco sono state settimane di sofferenza, affrontate però con tanta Fede, come testimoniato anche dal personale del policlinico Gemelli. Ha dimostrato con umiltà la propria fragilità, la necessità di essere curato. E comunque appena ha avuto un po’ di energia in più ha chiesto di poter rientrare nella vita ordinaria e rientrare in contatto con le persone”.

E poi una coincidenza rispetto al tempo pasquale che la Chiesa vive: “La provvidenza divina gli ha dato la possibilità di celebrare la Pasqua, di dare ancora un annunzio di pace. E quindi adesso poteva andare”.

La Chiesa Udinese ricorderà Papa Francesco con messe in suffragio che saranno celebrate in tutte le chiese - questa l’indicazione della Diocesi - nella serata del Lunedì dell’Angelo. Monsignor Lamba presiederà alle 19 quella in Cattedrale, mentre nei novendiali la recita del Rosario sarà dedicata alla memoria del pontefice defunto.

Alle 12.30 le campane del Duomo e delle chiese diocesane hanno suonato a morto per annunciare alla comunità cristiana locale la scomparsa del Santo Padre.

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