L’arrivederci di Ambrosio In politica? «Mai dire mai»
PORDENONE. Il “tessitore” va in pensione. L’uomo che ha gestito gli eventi straordinari della città negli ultimi quindici anni – dall’alluvione con Sergio Bolzonello, all’Adunata degli alpini con Claudio Pedrotti – lascia il municipio, ma, assicura fin d’ora, non l’impegno pubblico. Bernardo Ambrosio ha salutato amministratori e colleghi ieri mattina, consegnando un messaggio di passione immutata per la pubblica amministrazione.
In pensione dopo oltre 40 anni di lavoro – nel pubblico e nel privato – per ora pensa «a un po’ di riposo, perché dopo tanto tempo speso nella cosa pubblica ho bisogno anche di ritrovare me stesso - diceva ieri, prima di iniziare il congedo ufficiale –. Per il futuro quello che è sicuro è che non intendo stare in pantofole. In questi anni ho maturato delle competenze, vedremo se potranno tornare utili».
Qualcuno sussurra da tempo che potrebbe candidarsi magari proprio in municipio. «La politica? Non escludo nulla, mai dire mai».
E anche se più di qualcuno vorrebbe vederlo in municipio dall’altra parte della barricata, non è escluso che per Ambrosio si profilino opportunità in altri enti, in primis la Regione.
Come già avvenuto per Maurizio Bianchet, ora distaccato a Turismo Fvg come Rup delle Terme di grado o come Marco Tullio Petrangelo, già presidente e amministratore di Gea e Hydrogea, ora a Promotour.
Ieri c’erano anche loro a salutare Ambrosio, così come c’era il vicepresidente della Regione Sergio Bolzonello, che si è mescolato tra il personale dell’ente, l’ex segretario Paolo Gini e molti altri ex dipendenti che hanno lasciato il segno (come Adriana Predonzan, Miria Coan, Elena Zotti ed Emiliana Moro).
Al congedo, in sala rossa, anche i presidenti delle partecipate del Comune, settore che il funzionario ha seguito per conto di Pedrotti.
Il primo impegno di Ambrosio, intanto, sarà sicuramente una vacanza con la moglie Daniela visto che gli ex colleghi, per il congedo, gli hanno regalato un viaggio oltre alla riuscita caricatura fatta da Antonio Colafemmina.
Per Ambrosio la vita in municipio è iniziata nel 1976, l’anno del terremoto, ma non è stata continuativa «perché ho voluto anche provare l’esperienza nel privato, per capire la differenza e assumere competenze che sarebbero potute servirmi nel pubblico».
Dal privato al pubblico ha portato «un certo pragmatismo, il fatto che a un certo punto bisogna decidere». Nel pubblico ha trovato «il valore sociale del lavoro, che non sempre nel privato c’è e che invece andrebbe perseguito, anche se in tempo di crisi è tutto più difficile».
E proprio quel valore sociale è stato quello «per il quale ho scelto di lavorare nella pubblica amministrazione» spiega Ambrosio. E proprio questo è stato il messaggio che ha voluto lasciare agli ex colleghi. «Questi sono anni di grande cambiamento per la pubblica amministrazione, anni in cui l’informatica è diventata centrale ma è la nostra intelligenza a determinare le procedure».
E nell’invitare tutti a una partecipazione attiva e appassionata («Fatte non foste per viver come bruti – ha detto citando le parole di Ulisse nell’Inferno di Dante – ma per seguir virtute e conoscenza») e a «dire sempre che la cosa che sto facendo mi riguarda», ha ribadito che «non c’è nulla di meglio che lavorare per la comunità».
Ambrosio ha poi ringraziato tutti «perché ho ricevuto tanto da tutti», i tanti mestri – «uno per tutti Abele Casetta» – e si è scusato per quelle volte in cui «ho esagerato per vis polemica e passione».
L’abbraccio del municipio tutto è arrivato da Claudio Pedrotti. «Da oggi mancherà un pezzo del nostro Comune – ha detto il sindaco –. Semmai ci sarà una scuola della pubblica amministrazione speriamo che tu possa essere un docente perché hai dimostrato che la pubblica amministrazione può essere grande se sono grandi le persone che la interpretano».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto