L’arte dei cordai rivive con la famiglia Corai

Come si fa una corda: teatro fuori dei teatri e arte dei cordai a casa Corai. Giochi di parole, intrecci stretti di canapa o lino e pienone di gente in via Dogana Vecchia. Nel quartiere Cappuccini, c’è il binomio “casa & bottega” della famiglia di Pordenone: quella che ha il “brand” storico delle corde. La Compagnia di arti e mestieri ha messo in scena, poi, la storia urbana della corderia e Daniele Corai ne ha intrecciata l’arte. Ma nel terzo millennio servono ancora le corde? «Tante richieste – dicono figli e nipoti –. Per imbarcazioni, decorazioni, passamaneria e arredo». La poetica della corda? Vale più di un business aziendale.
«Questa è la storia dell’ultimo dei cordai – hanno scandito ospiti e attori intorno al cordaio Doc –. Una storia sulla maestria degli artigiani di Pordenone, la città che ha passato e presente vissuti sul filo dell’acqua». Amila Corai ha ristrutturato la casa del bisnonno. «Il progetto è quello di ripristinare i laghetti e bonificare la vecchia corderia – ha spiegato con Ketty Corai –. Cinque generazioni fa, la famiglia avviò la lavorazione: ci piacerebbe creare un laboratorio didattico». Il recupero delle strutture e il ripristino del laghetto alimentato dalla roggia Cappucini, che sfocia nel Noncello, sono in agenda. Le acque facevano girare le turbine per dare “spago” alle corde: la specialità erano le funi, come gli scandagli lunghi oltre 40 metri per il traino controcorrente dei burci, le barche da fiume.
Ketty, assieme al marito, ha rilanciato l’arte dei cordai e per le lavorazioni speciali c’è il patriarca, Daniele, che, a 82 anni, è il maestro indiscusso dell’intreccio. «L’esperienza serve – ha tirato fili e gomitoli il maestro Corai –. Mi piace dare una mano a mia figlia e a mio genero: è un lavoro creativo. Il segreto è quello dell’omogeneità». Creativi in scena con la Compagnia di arti e mestieri a casa Corai, regia di Bruna Braidotti e musiche di Romano Todesco. «L’azienda è nata nel 1858 – ricordano Amila e Ketty – quando il bisnonno di Daniele aprì l’attività a Borgo Cappuccini dove esisteva un vecchio convento distrutto dall’esercito napoleonico: una proprietà grande e sulle sponde dei laghetti della corderia». Asterio Corai avviò l’attività nel 1858 e suo figlio Giovanni Battista ingrandì l’azienda di famiglia.
Nel 1899 fu impiantata una nuova andana (cioè una pista) per la produzione dei cordami e il primo negozio nel centro di Pordenone alzò la saracinesca nel 1925, all’inizio di corso Vittorio («Ha spento la vetrina nel 1969», ricordano i Corai). La corderia divenne un’impresa, con una rete commerciale allargata allo Stivale: nel terzo millennio le corde Corai si creano a Cordenons.
Chiara Benotti
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