L’arte di Maurizio Valdemarin colora Udine con “Logos”

L’artista triestino sperimenta con luce e colore, avvicinando la fotografia alla pittura astratta e creando immagini in continuo mutamento. L’esposizione include anche musica originale, intelligenza artificiale interattiva e opere della serie Panta Rei, frutto di una lunga ricerca artistica

L’arte di Maurizio Valdemarin colora Udine, al Make Spazio Espositivo a Palazzo Manin, con “Logos”, visitabile fino al 13 aprile. Le opere del fotografo-artista triestino, che esplorano il rapporto tra fotografia, tempo e percezione saranno visitabili da questa sera alle 18.30 con il vernissage a cui presenzieranno il vicepresidente della Regione Mario Anzil, l’assessore alla cultura del Comune di Udine, Federico Pirone, e Diego Antonio Collovini, ordinario dell’Accademia delle Belle Arti di Udine, che curerà la prolusione dopo aver firmato la critica del catalogo della Mostra.

Il percorso artistico di Valdemarin, classe ‘58, parte dal reportage, immortalando volti e situazioni reali, per poi evolversi in una ricerca più concettuale sulla luce e il colore. Nel processo fotografico, la macchina si pone come tramite tra il mondo e l’artista. L’immagine finale è il risultato di una scelta, di un’intuizione, ma anche della capacità tecnica del fotografo di interpretare la luce e la composizione. Secondo l’estetico Gillo Dorfles, l’oggetto creato dall’uomo può diventare simile a un elemento naturale, rendendo la fotografia non solo un mezzo di documentazione, ma anche una forma d’arte che reinterpreta la realtà. Questi concetti trovano una sintesi perfetta nelle opere firmate da Valdemarin.

Le sue fotografie di bambini africani, ad esempio, raccontano la realtà attraverso gli sguardi, creando un dialogo silenzioso tra il soggetto e l’osservatore. Diverso è l’approccio nel ciclo delle bambole, in cui l’artista si distacca emotivamente dal soggetto, trasformandolo in un simbolo dell’omologazione e dell’assenza di emozioni. Le bambole, messe in posa e fotografate in controluce, assumono un aspetto artificiale e impersonale, rimandando all’iconografia della Barbie e ai suoi modelli di bellezza irraggiungibili. Con il passare degli anni anche il linguaggio fotografico si è evoluto, portando alle nuove creazioni, in cui la luce diventa protagonista. Con Logos, infatti, Valdemarin abbandona il racconto diretto per esplorare il potenziale astratto della fotografia. L’artista sperimenta la luce e il colore in un ambiente liquido, dando vita a immagini in continuo mutamento e avvicina la fotografia alla pittura astratta, in particolare alle velature cromatiche dei maestri veneziani e fiamminghi. In queste opere, il fotografo diventa regista di un evento artificiale: non si limita a catturare un attimo, ma stimola il movimento dei colori e ne registra le trasformazioni. L’elemento solido inserito in alcuni scatti diventa un punto di riferimento, un’ancora visiva che sottolinea la relatività del tempo e della forma.

La mostra è la seconda proposta da Syncretika e verrà impreziosita anche da altri due elementi: la musica originale di Giovanni Asquini che proporrà una composizione audiovisiva multimediale e l’intelligenza artificiale addestrata da Brainyware srl, grazie alla quale sarà possibile creare un dialogo diretto tra fruitore della mostra ed opera d’arte. Non mancheranno opere della serie Panta Rei, elaborate da Maurizio Valdemarin con Marina Drì con la quale ha avuto per anni una stretta e importante collaborazione, e che ora vengono prodotte autonomamente da Valdemarin che nella sua carriera ha anche firmato e pubblicato molti lavori pubblicitari e professionali per aziende e raccontato attraverso i suoi obiettivi tante storie di vita. Le sue opere sono presenti in molti cataloghi Mondadori e nel Cam – Catalogo Arte Moderna che da più di 50 anni in Italia è il riferimento per l’Arte dal primo Novecento ad oggi. —

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