L’ascensore non arriva al piano: cade nel vuoto e denuncia l’Ater

Un giovane è precipitato per diversi metri in una palazzina di via Divisione Garibaldi Osoppo. I legali hanno chiesto il risarcimento danni: invece di rimanere bloccata, la porta di sicurezza si è aperta
Udine 02 Aprile 2015 ascensore Copyright Petrussi Foto Press - Turco Massimo
Udine 02 Aprile 2015 ascensore Copyright Petrussi Foto Press - Turco Massimo

UDINE. Fuori era già notte fonda e lui, che in quella palazzina dell’Ater abita da anni, non ha fatto altro che ripetere azioni compiute centinaia di volte. È uscito nel pianerottolo, ha chiamato l’ascensore e ne ha atteso l’arrivo. Tutto così automatico, da non notare neppure che oltre la fessura di vetro, in realtà, nulla si era mosso. Eppure, afferrata la maniglia, gli è bastato tirarla a sè, perchè la porta si aprisse. Esattamente come doveva essere e come era sempre stato, fino ad allora. E lui, fiducioso, è entrato. Ma sotto i piedi, a quel punto, al posto dell’ascensore ha trovato il vuoto. Si trovava al terzo piano e il volo, tragico, è terminato nell’interrato.

L’incredibile infortunio risale allo scorso mese di settembre e soltanto ora che le condizioni di salute glielo permettono, il malcapitato ha deciso di denunciarlo. Gravissime, ma miracolosamente non letali le lesioni riportate dal giovane, che ha 30 anni e che vive in via Divisione Garibaldi Osoppo, al civico 9/2, insieme alla madre. A dare l’allarme, quella notte, erano stati due inquilini: richiamati dalle sue urla di dolore, si erano affacciati dai rispettivi appartamenti e, guidati dalla sua voce, lo avevano trovato in fondo alla tromba. In attesa dell’arrivo dei soccorritori del 118, lo avevano quindi aiutato a uscire dal buco, spiegandogli come sbloccare dall’interno la porta di sicurezza, al piano terra.

Giunto di lì a poco con l’ambulanza, il personale sanitario gli aveva quindi prestato le prime cure, stabilizzandolo e trasportandolo a sirena in ospedale. Al suo fianco, ad assisterlo e incoraggiarlo, era arrivato anche il fratello. Salvo per un caso più unico che raro, considerata l’altezza del salto, il giovane aveva riportato danni importanti soprattutto alle gambe. Ricoverato e sottoposto a intervento chirurgico al ginocchio, per la ricostruzione della rotula, si trova tutt’ora in malattia.

Della vicenda si stanno occupando gli avvocati Massimiliano Sinacori e Roberto Mete, ai quali il ragazzo si è di recente rivolto, per raccontare la propria disavventura e individuare eventuali responsabilità, tanto civili quanto penali, in capo all’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale, proprietaria dell’immobile. I fatti, nella ricostruzione fornita dall’infortunato, parlano da soli: la porta di sicurezza che, di regola, resta chiusa fintanto che l’ascensore non arrivi e si fermi al piano in cui è stato chiamato, quella notte si aprì. Invece che restare bloccata, in altre parole, permise all’inquilino di accedere alla tromba e di precipitarvi.

Chiarita la dinamica dell’incidente e appurata l’esistenza di un guasto o, comunque, di un difetto di manutenzione nel sistema di sicurezza dell’impianto, i legali hanno dunque predisposto una lettera di contestazione indirizzata agli uffici udinesi dell’Ater. Oltre a denunciare l’incidente, è stato chiesto il risarcimento del danno subìto, riservandosi di quantificarne l’entità all’esito dello stabilizzarsi del quadro clinico del cliente. Il passo successivo, va da sè, sarà quello di procedere personalmente per il reato di lesioni personali gravissime colpose.

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