Lascia il posto fisso e si inventa il lavoro di ricamatrice

La favola di Michela Dreosto: volevo stare più tempo con mio figlio. Dal laboratorio di Flaibano escono ogni settimana migliaia di pezzi 

Da dipendente a imprenditrice. Anzi, ricamatrice in proprio. Per una questione di famiglia. In tutti i sensi. Una scelta nata dal desiderio di trascorrere più tempo col proprio figlio – «Praticamente ero sempre fuori casa, dalle 7 del mattino alle 7 di sera» –, allora piccolissimo, diviso tra nido e nonni.

E poi quella voglia di dare qualcosa di più, professionalmente. Così, dopo 13 anni come vice direttrice in un’azienda friulana che si occupa di ricami – li disegnava al computer –, Michela Dreosto, classe 1973, nativa di Bolzano da padre friulano, cresciuta in Germania fino all’età di 8 anni, un diploma all’Istituto Sello di Udine con specializzazione in grafica pubblicitaria, ha deciso che era arrivato il momento giusto per dare una svolta alla propria carriera lavorativa. «Tutto è avvenuto nel giro di qualche ora». Il tempo di recapitare al datore di lavoro la lettera di licenziamento e quello di raggiungere Udine. Per la precisione la Camera di Commercio, da cui è uscita con la partita Iva in mano.

E il nome scelto per l’azienda: “Michelangelo Ricami”. Ancora una questione di famiglia. È infatti l’unione del suo nome a quello del marito. «Angelo è stato il primo sostenitore del mio progetto». Il tempo di tornare a casa, a Flaibano, e già Michela aveva spedito in Giappone l’ordine per il primo macchinario. Una ricamatrice multi-teste (può produrre fino a sei disegni per volta). Nel giro di un anno ne ha comperate altre due. Inizialmente hanno trovato posto in quella che era la taverna di casa. Oggi quegli spazi sono diventati l’ufficio e il punto vendita, mentre dove c’erano garage e legnaia ora c’è il laboratorio di produzione.

Era il 2005. Grazie al passaparola gli ordini sono arrivati fin da subito. Tutto ha avuto inizio grazie a un amico che le ha chiesto di realizzare una scritta per delle magliette. Da quel momento non ha più smesso di far ricami, diventando un punto di riferimento «nel settore promozionale». A Flaibano riproduce brand, loghi e slogan per conto di aziende, enti, piccole imprese e privati.

I suoi lavori compaiono su divise da lavoro, capi sportivi, cappelli, bandiere, gagliardetti. Fin dall’inizio c’è stata l’esigenza di farsi aiutare. E ancora una volta è alla famiglia che Michela ha rivolto lo sguardo. Da allora, in laboratorio c’è anche mamma Lucia, 68 anni, sua instancabile collaboratrice che, in verità, si è reinventata un mestiere dopo aver trascorso oltre 20 anni davanti ai fornelli come cuoca. «Appena avviata l’attività si lavorava anche di notte per star dietro alle consegne».

Per qualche mese pure papà Tommaso, classe 1946, una vita trascorsa a metter giù pavimenti (dopo gli studi alla Scuola mosaicisti di Spilimbergo), ha dato una mano occupandosi di migliaia di berretti promozionali. Insomma, una volta in più il lavoro di Michela è diventato una questione di famiglia. «Da sempre siamo abituati a sostenerci l’un l’altro».

Nel frattempo è nato il secondo figlio, Antonio, 10 anni che, al pari del fratello maggiore Pietro, 15 anni e mezzo, è orgogliosissimo dell’impresa realizzata da mamma Michela. «Non so se un domani seguiranno questa strada, ma spero che il mio esempio faccia loro comprendere che far bene il proprio mestiere è già una bella soddisfazione». Da circa 8 anni in azienda – grazie al crescente lavoro – è entrata anche Tamara. «Io, mia madre e lei siamo un team a tutti gli effetti. Qualsiasi nuovo progetto lo valutiamo insieme. Ciascuna mette la propria sensibilità e il proprio gusto. Un mix che fino ad oggi, fortunatamente, ha sempre incontrato il gusto della clientela».

Settimanalmente sono migliaia i pezzi che escono dal laboratorio di via Cesare Battisti 35, commissionati oltre che da tutto il Friuli, anche dal Veneto, dall’Austria (un mercato in cui da anni la “Michelangelo Ricami” opera per importanti clienti) e dalla Slovenia. Michela ha appena consegnato ad un’azienda leader nel settore qualcosa come 8 mila lenzuola con un particolare ricamo («I dettagli sono top secret, perché il prodotto non è ancora stato commercializzato»).

Migliaia di tomaie – con riprodotto un disegno ripreso da un tessuto di Jacopo Linussio – sono andate a una grossa ditta che produce stafets friulani, rivisitati in chiave moderna. Grosse forniture per marchi prestigiosi a cui negli ultimi anni l’imprenditrice del ricamo, sempre pronta a buttarsi in nuove avventure, ha aggiunto anche una serie di prodotti unici, nati dalla sua inesauribile creatività. Cuscini, borse, cravatte, zaini, magliette, biancheria per la casa. «Tutto quello che può essere arricchito con un ricamo».

Come quelle tende – richiestissime –, che riportano una fila di cinque gelsi. «Sono presenti nel giardino dei miei genitori. Sono 5 come i componenti della mia famiglia d’origine». Michela, infatti, ha due fratelli gemelli: Giulio e Paolo di 33 anni, entrambi musicisti di professione. Con loro, nel 2015, ha avviato una nuova impresa. Anche in questo caso ispirata dal ricamo.

Così è nato il brand “FratelliDreosto” che produce bracciali unici nel loro genere, grazie a una chiusura pratica, innovativa e soprattutto brevettata. Piccole porzioni di tessuto che raccontano una storia attraverso immagini o parole. Michela, anche in questo caso, trae ispirazione dalla propria terra. Che sia la natura o l’arte, le tradizioni o i ricordi personali. La linea “I Longobardi” – impreziosita con mini opere in argento –, creata in collaborazione con il maestro orafo Sergio Mazzola di Udine, è andata a ruba in pochissimo tempo.

E grande riscontro stanno avendo pure le realizzazioni nate dal connubio con la textile designer Antonella Pizzolongo per il progetto “Design per Cividale by NdA”. «Una linea che si trova in vendita anche nei musei della cittadina ducale». I braccialetti “FratelliDreosto”, tramite il sito, sono comunque commercializzati in tutto il mondo. Dagli Stati Uniti alla Corea, dove di recente è stato spedito un ordine con le ultime produzioni.

Michela, che nel giro di pochi anni ha saputo trasformare creatività, capacità tecnica e quel sicuro saper fare con le mani in una solida impresa di famiglia (il logo che la rappresenta è un uccellino: «Richiama il nido familiare, luogo sicuro dove trovare sempre rifugio».

Lo ha firmato suo cugino, il disegnatore satirico Marco Tonus), ha già in cantiere nuovi progetti. Da quello legato alla passione per l’arte – si traduce nella riproduzione di particolari di affreschi storici presenti nelle chiese friulane, a partire da quella a due passi da casa sua –, all’idea a cui sta lavorando insieme all’illustratrice maniaghese Michela Occhi. Questa volta, per mezzo del ricamo, l’obiettivo è raccontare storie, trasformando il magico intreccio di fili in una «scultura».

«Una sfida – commenta –. La parte difficile è ottenere la tridimensionalità attraverso la lavorazione di un unico pezzo». Ma sorride. Perché già si immagina il risultato finale.

 

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto