Latterie: 46 esuberi ma non sarà tagliata nessuna produzione

Presentato ufficialmente il piano industriale di Parmalat. Tra gli obiettivi quello di lavorare 35 milioni di litri di latte

CAMPOFORMIDO. Con il primo maggio l’organico delle Latterie friulane sarà pari, in teoria, a 138 persone. Troppe per sostenere i volumi produttivi che a regime Parmalat punta a lavorare nello stabilimento di Campoformido. Da qui il piano presentato ieri mattina dai responsabili delle risorse umane al sindacato cui é stato prospettato un esubero complessivo di personale pari a circa 46 unità: dalle attuali 138 persone, il piano industriale targato Parmalat prevede di passare, nel giro di circa un anno, a 92 lavoratori. Forse 95. Dipenderà dalla risposta del mercato.

Che dei licenziamenti ci sarebbero stati era un fatto in parte "assodato" considerata la chiusura, già operativa, dello stabilimento di Spilimbergo e del deposito di Monfalcone i cui venti lavoratori, ritenuti esuberi strutturali dall'azienda, a suo tempo avevano conciliato l'uscita alla fine della mobilità così come hanno fatto recentemente altre cinque persone. Sette sono invece già in pensione o in procinto d'andare in quiescenza e dunque usciranno dall'azienda a stretto giro di boa. Da gestire ne resteranno dunque 13, ma a disposizione c'è un intero anno di ammortizzatore sociale.

La cassa integrazione straordinaria scadrà infatti il 16 marzo 2016 e da qui a quella data, se la risposta del mercato sarà positiva, potrebbero aprirsi nuovi spiragli. Così almeno spera il sindacato. «Di positivo c'è che nessun reparto verrà dismesso.

Da due settimane é ripresa la produzione della ricotta, si produce la mozzarella e a fine mese andrà in "pensione" lo yogurt nel vasetto di plastica, scalzato dal vetro e dal biologico - ha riferito ieri Fabrizio Morocutti, segretario di Flai Cgil Udine -. Parmalat ci ha detto che vuol portare entro il 2015 lo stabilimento a lavorare circa 35 milioni di litri di latte (oggi é a 20) puntando su produzioni di qualità e valore aggiunto per riconquistare mercato. Se la risposta sarà positiva potranno forse aprirsi nuovi spazi. Al 31 dicembre avevamo tutta la forza lavoro in esubero. Senza Parmalat non ci sarebbe stato nulla. L'azienda ci ha fatto capire che se le cose andranno bene potremo ragionare e forse far ritrarre qualcuno».

Lo spera anche Claudia Sacilotto, segretaria regionale di Fai Cisl, che ieri ha detto di apprezzare la serietà del piano Parmalat, pur precisando che «ai lavoratori costerà, anche in termini di adattamento, visto che gli si chiederà di essere flessibili e polivalenti. Di positivo - ha sottolineato la sindacalista - c'é che abbiamo ancora quasi un anno di cassa straordinaria che ci consentirà di ragionare con pacatezza e di gestire nel modo migliore possibile gli esuberi».

Eccedenze figlie del fatto che l'azienda ha ribadito ore l'intenzione e di recedere alla riorganizzazione della fabbrica, sia attraverso una serie di investimenti, sia formando il personale, così che possa intervenire in diversi reparti produttivi. Anche alla luce del fatto che non tutti funzioneranno 7 giorni su 7.

Il prossimo incontro per entrare nel merito dei numeri é stato fissato per il mese di maggio. Ieri, intanto, a margine dell'incontro ospitato in azienda, nel pomeriggio i sindacalisti hanno illustrato ai lavoratori riuniti in assemblea i dettagli del piano "occupazionale".

Accolto, dalle maestranze, con fiducia segnatamente al fatto che non vi saranno chiusure di reparti, ma che anzi Parmalat pare intenda portare qualche nuova attività a Campoformido, ma anche con un po' di delusione da parte di quanti, in Cigs da un anno, speravano fosse arrivato il momento di rientrare al lavoro e invece hanno scoperto ieri che dovranno restare ancora a casa. Per il momento i numeri di Parlamat sono questi, poi si vedrà.

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