Latterie friulane, altri tre licenziamenti. Il sindacato minaccia un sit-in permanente
CAMPOFORMIDO. Il presidio dei lavoratori fuori dallo stabilimento lattiero-caseario, la rassegna di t-shirt bianche issate ai cancelli, una per ogni posto a rischio, e ancora la sfilata di bandiere sindacali poste lungo la statale a denunciare la vertenza in atto sembravano ormai un lontano ricordo.
E invece no. A poco più di un anno dallo sbarco a Campoformido di Parmalat, il cielo sopra le Latterie friulane torna farsi nuvoloso.
Con il nuovo anno, tre lettere di licenziamento sono infatti state recapitate ad altrettanti lavoratori «in sdegno all’accordo di mobilità firmato da tutte le sigle sindacali a gennaio 2015» denuncia Fabrizio Morocutti, segretario di Flai Cgil Udine, annunciando che nei giorni scorsi quelle lettere sono state impugnate e che, a meno di un dietrofront dell’azienda, «ci vedremo costretti a manifestare duramente contro questi licenziamenti che non rispettano i criteri previsti dall’accordo sulla mobilità».
Criteri che - ricorda il sindacalista - «prevedevano alternativamente la non opposizione, l’appartenenza a reparti, linee o uffici cessati e ancora l’anzianità di sevizio e i carichi familiari. Ebbene, queste tre persone lavoravano, da oltre 20 anni, nei reparti yogurt e caseificio, che non sono cessati. L’accordo non è quindi rispettato», tuona Morocutti, senza nascondere amarezza tenuto conto che «Parmalat aveva gestito con correttezza e rispetto gli accordi sindacali».
Nel corso degli ultimi 15 mesi ben 55 persone hanno conciliato l’uscita dall’azienda e delle 156 in forze a gennaio 2015 ne sono rimaste oggi 96.
«Non ci lasciamo intimorire, siamo anzi pronti a dar battaglia. Con eventuali nuove iniziative fuori dall’azienda. Se necessario incatenandoci ai cancelli o allestendo una tenda. Non intendiamo accettare proposte fatte di meri incentivi o irricevibili ipotesi di rioccupazione in altri stabilimenti italiani».
I tre lavoratori vogliono tornare in forze a Campoformido, lì dove sono stati occupati per anni. Dal lontano 1992 nel caso di Gabriele Modotto, che oggi, nonostante gli anni di servizio siano più di 20 e nonostante abbia una figlia da mantenere, si ritrova a casa.
«E non per ragioni legate alla sua professionalità - tiene a precisare Morocutti -, ma per essersi trovato sulla lista di esuberi stilata a suo tempo da Granarolo, quando il reparto yogurt - oggi non solo aperto, ma fiore all’occhiello dell’azienda - doveva esser chiuso».
I vertici di Parmalat confermano dal canto loro i tre licenziamenti, convinti di aver agito nel massimo rispetto del quadro definito insieme al sindacato e fatto anche di più.
«Abbiamo cercato la conciliazione anche uscendo dal perimetro degli accordi per venire incontro alle esigenze dei lavoratori - ha detto ieri il direttore generale di Parmalat Italia, Luigi Del Monaco -, purtroppo però in questo caso la quadra non si è trovata. Non vogliamo far battaglie con le persone - ha concluso ieri il manager - ma nemmeno penalizzare coloro che sono già usciti».
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