«Latterie-Granarolo, settembre decisivo»

UDINE. Commercialista, ex assessore nella Giunta regionale di Riccardo Illy, componente del cda della Banca del Friuli, consigliere e sindaco in diverse società e dallo scorso 19 giugno è stata prima cooptata e poi - è il 26 luglio, giorno in cui l’assemblea ha approvato il bilancio - eletta presidente del cda di Latterie friulane. Sulle quali Michela Del Piero ha scommesso su un pronto rilancio. Scommessa, assicura, che si dice certa di vincere.
Presidente, sarà sgradevole ma è inevitabile partire dall’inchiesta per lo scandalo sulle alfatossine.
«Preferisco non commentare. Sono stati giorni duri anche perché ci è stato ritirato il bollino europeo e quindi la produzione è rimasta ferma per una ventina di giorni».
Immagino che il danno sia stato notevole.
«Sì, enorme. C’è un’azienda che ferma la produzione, non vende e ha i dipendenti da pagare. E di fronte a un prodotto fresco come il latte la gente non può attendere».
E quindi cos’è accaduto?
«Che qualche altro competitor offre lo stesso prodotto. Insomma, i nostri spazi sono stati immediatamente occupati da altri».
Ma davvero può dire nulla sull’inchiesta in corso?
«Mi creda: non so nulla e in ogni caso nulla potrei dire».
La sua nomina è stata una richiesta quasi esplicita di risanamento dell’azienda?
«Credo che principalmente mi fosse richiesta una sorta di funzione di garanzia. L’immagine era stata compromessa e, dunque, serviva un volto nuovo che offrisse anche garanzie di discontinuità senza per altro giudicare il pregresso».
Lei è presidente da circa due mesi. Se la sente di fare un primo bilancio?
«Si, mi sento di fare un bilancio e di affermare di essere anche moderatamente soddisfatta».
Bene, perché?
«Quando siamo ripartiti il fatturato era crollato di circa l’80%. Credo che questo dato sia di per sé esaustivo».
Beh, un commento...
«Abbiamo compiuto uno sforzo folle. Abbiamo cominciato con una campagna promozionale cui ha fatto seguito una serie interminabile, cui io stessa ho partecipato, di incontri con la grande distribuzione. Devo dire che tutta la struttura ha reagito alla grande e non si è fatta abbattere».
I risultati sono arrivati subito?
«Abbiamo recuperato parecchi clienti, sostituendo quelli che non siamo riusciti a riprendere».
E il fatturato?
«Abbiamo recuperato più del 40% della perdita iniziale dell’80%».
Quale strategia si è prefissata a medio termine?
«La priorità è ancora quella di far crescere di fatturato. Ogni mattina chiedo il fatturato della settimana perché è ovvio che un’azienda che ha una struttura di costi fissi ha pure un punto di pareggio. Infine, punto ad arrivare a recuperare entro settembre la quota di fatturato pre crisi».
Un altro passo indietro. La crisi delle alfatossine ha compromesso i rapporti con la Granarolo, o sbaglio?
«La fusione era alle viste. Poi Granarolo ha cristalizzato la situazione ed è rimasta a guardare».
E adesso?
«Li ho sentiti a giugno. Li risento spesso. Il presidente Calzolari ha partecipato all’assemblea del bilancio, lo scorso mese di luglio. È evidente che da parte loro c’è ancora interesse. Ma per adesso rimangono in stand by anche perché vogliono interloquire con un’azienda sana».
Ma è vero che l’accordo è alle viste?
«Ci troviamo a metà settembre attorno a un tavolo e auspicabilmente punteremo a trovare un accordo».
Perchè non è andato in porto l’accordo con il Consorzio?
«Quella volta non seguivo. Ma da quello che mi risulta era stato nominato un comitato di saggi che sulla base di determinati dati aveva scelto Granarolo».
Cosa replica a chi vi accusa che l’accordo con Granarolo significherebbe l’ennesima svendita fuori regione?
«Il tema della regionalità colpisce tutte le grandi acquisizioni. In ogni caso esisteva ed esiste una società regionale che avrebbe continuato questa attività come capita per molte aziende che hanno scelto la stessa strada. L’aziende fa parte del nostro territorio in maniera diretta e indiretta. Senza dimenticare che le tasse restano qui».
Cos’è che le ha dato più fastidio in questi due mesi?
«Che molti, in troppi mi chiamano liquidatore delle Latterie e, invece, sono un normalissimo presidente di un cda».
Come sta Latterie?
«La società ha un patrimonio netto importante. E proprio per questo non necessitava di un liquidatore».
E allora perchè la fusione con Granarolo?
«Perché al di là della crisi di mercato era un’azienda che andava riorganizzata. Siamo leader di mercato in Friuli Venezia Giulia. Ma ad esempio la parte commerciale andrebbe completamente sviluppata, soprattutto per quanto riguarda il Montasio di cui abbiamo la Doc».
Un pensiero conclusivo?
Nella prima e nell’attuale campagna promozionale gli allevatori hanno mostrato la loro faccia. Abbiamo dato il via a un percorso di esternalizzazione di tutte le analisi in nostro possesso per offrire la massima sicurezza agli utenti consumatori. Oggi la fase di espiazione è davvero finita».
E adesso?
«Adesso insistiamo con questa nuova immagine dell’azienda. “Il primo latte dopo il tuo” è messaggio che trasmette la genuinità e la freschezza dei nostri prodotti. Sono certa che i friulani credono alla nostra tradizione e alla nostra azienda».
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