Laureata, parla 3 lingue, ma per lavorare fa la sarta

BRUGNERA. Sarta con la laurea: Giulia Toldo affronta la crisi con ago e filo. A 26 anni si rimette in gioco e rilancia il bello dei vecchi mestieri.
«Mi sono laureata in relazioni internazionali a Padova e per un paio di anni ho lavorato in un’azienda dell’indotto del mobile a Conegliano – è il racconto di Giulia, che illustra il suo portfolio professionale –. Tutto bene fino alla crisi: lavoro d’ufficio, viaggi nelle fiere e poi, il crack di mercato per la componentistica dell’arredo ha travolto un settore che faceva girare il made in Italy nel mondo. Peccato».
E così ha dovuto dare una svolta alla sua vita.
Un attimo per pensare al futuro con la bussola delle professioni in mano.
«Conosco tre lingue, ma le ho messe in stand-by – inglese, francese e tedesco sono il sapere aggiunto di una ragazza che potrebbe vendere la sabbia nel deserto come diceva la sua ex prof di religione, suor Marisa –. Ho pensato come reagire alle giornate senza lavoro e ho rispolverato un mio hobby: cucire, aggiustare, creare. Sarta, insomma. Prima per gli amici e parenti, poi per tutti».
È nato il blog Giulicious (“My brand, my style... in everything - what's your Giulicious today?” è la sottotraccia per la rete web) e il nuovo lavoro. Quello creativo.
«La crisi occupazionale si è fatta sentire in gennaio 2013 – riprende il filo di una storia comune a tanti under 30 –. Ho pensato che, da disoccupata, tanto valeva mettere in risalto l’attenzione creativa verso la moda e gli accessori, conservando l’interesse per tutto ciò che è particolare. Ho coltivato la passione per l’artigianato sartoriale».
Casa e bottega per riparazioni e accessori di sartoria: confeziona quelle che chiama “prove di stile”. L’elemento basic di Giulia “fashion”? L’entusiasmo.
«Ho sempre confezionato abiti e accessori per hobby, imparando da autodidatta e con i consigli di mamma o parenti. Poi, negli anni dell’università mi “allenavo” quando potevo. La svolta però è arrivata quando il lavoro è saltato: ho capito che cosa volevo fare. Sono sempre emozionata nel vedere i miei capi, indossati».
Per creare contatti e tessere una vera e propria rete di amici, ci pensa il blog di Giulicious, oppure il profilo su Facebook. Da internet all’ago.
«Il mio laboratorio è in casa – dice davanti alla macchina da cucire – e il mio target sono donne estrose e simpatiche, poi amici che mi portano capi da rammendare e aggiustare. Siamo ancora al livello elementare, ma ho la passione giusta per continuare».
Fa la cosa giusta: disco verde alla specializzazione. «Sto seguendo corsi di sartoria per aumentare il mio potenziale – è la fuga in avanti di Giulia –. In attesa di un lavoro, mi arrangio a costruire con pazienza un’alternativa artigianale. Un mestiere antico, quello della sarta: da riscoprire, poi chissà, magari sfondo».
Prospettive aperte, incrociando le dita contro la crisi che mette al palo l’occupazione giovanile. «Ho trasformato la mia creatività – spiega convinta -. Credo sia questa una delle abilità dell’artigiano, che deve adattarsi». Del resto, Elisabetta Bianchetti la sarta del papa, è laureata in slavistica.
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