Lavori in casa, ecco gli incentivi DOSSIER 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7
Ristrutturazione edilizia agevolata con detrazioni fiscali del 50 per cento, benefici fiscali del 65 per cento per lavori che permettono risparmio energetico, aiuti fiscali anche per l’acquisto di mobili. Di più probabilmente il governo non poteva fare – oltretutto i nuovi benefici si sommano a quelli vecchi – e non è poco. Il tutto è in un decreto-legge di 22 articoli, in vigore dal 6 giugno scorso, abbastanza complesso e – come al solito – zeppo di cifre e di dati. Ma anche di molte promesse che speriamo vengano mantenute (più dalla disponibilità di chi deve spendere che dallo Stato).
Del resto già riuscire a mettere insieme quei 22 articoli è stato difficile. Le due spinte che hanno reso possibile il decreto a un governo ancora giovane e non privo di problemi politici si sono rafforzate a vicenda: la necessità di recepire una direttiva europea e una crisi economica che si prolunga ben oltre le previsioni dei più pessimisti.
Si dirà che tante misure avrebbero potuto essere più generose (una è quella di concedere la detrazione del 65 per cnto sugli interventi antisismici per un patrimonio edilizio, come quello italiano, gigantesco e per lo più costruito prima del 1971). Ma in un’economia che boccheggia tutto fa brodo e ogni aiuto è bene accetto. Per fortuna che qualcuno ha pensato di vararlo in fretta e furia.
Il meccanismo delle detrazioni fiscali (compensato per il prossimo anno dalla soppressione dell’Iva agevolate per gli allegati ai quotidiani e per cibi e bevande acquisibili dai distributori automatici) è promettente e invoglia a qualche sacrificio: sì, promettere a qualcuno che spende quasi 100mila euro per ristrutturare il proprio appartamento 4.800 euro di sconto fiscale ogni anno per i prossimi dieci anni è una tentazione. Ma anche un aiuto per tutti: per chi è invogliato ad arrischiarsi a privarsi di denaro liquido per riammodernare la propria casa, per lo Stato che ci guadagnerà, prima o poi, e soprattutto per chi cerca di difendere il proprio posto di lavoro che di questi tempi è un bene raro e prezioso.
Ma c’è qualcosa di più: l’Europa non ha tutti i torti nell’insistere a chiederci di migliorare la prestazione energetica delle nostre case. Gli italiani hanno la stragrande maggioranza di quei 10mila miliardi di dollari della loro ricchezza (metà del prodotto interno di un anno degli Stati Uniti) investiti in immobili. Che finora, almeno nel Dopoguerra, non li hanno mai traditi. E, però, non possono pensare di non spenderci, di non investire in quel patrimonio soldi che vengono rimessi in circolo e che potranno dare ossigeno all’economia. Di investire sulla qualità del nostro vivere e anche sul futuro energetico almeno della prossima generazione: il minore spreco di energia è una risorsa per i nostri figli. Così una dimora con mobili di nuova concezione aiuta, sì, chi li fabbrica, ma anche chi ci abita.
Il discorso è ancora più stringente quando si parla delle misure antisismiche, per le cui detrazioni il governo ha deciso di non concedere detrazioni stabili o del 65 per cento. Ma il decreto può ancora cambiare durante il prossimo esame parlamentare. Un particolare da tenere presente, anche se il governo difficilmente potrà concedere più soldi di quelli che ha già messo in conto.
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