L’avvocato della famiglia Molnar: «Con soccorsi tempestivi i ragazzi sarebbero salvi». Si continua a cercare il corpo di Cristian
Il legale del ragazzo ancora disperso è convinto che qualcosa non abbia funzionato nel meccanismo di attivazione degli aiuti
PREMARIACCO. «Se i soccorsi fossero partiti in maniera tempestiva, dopo la prima telefonata di Patrizia, i ragazzi sarebbero salvi». L’avvocato Gaetano Laghi, a cui si è affidata la famiglia di Cristian Casian Molnar, il venticinquenne arrivato dalla Romania poche ore prima della tragedia di Premariacco, è convinto che qualcosa non abbia funzionato nel meccanismo di attivazione dei soccorsi.
Avvocato, da dover deriva questa convinzione?
«E’ un convincimento maturato dopo aver frequentato il territorio in queste ore, aver chiacchierato con le persone e dopo essere stato sul luogo dell’accaduto. Sto svolgendo indagini conoscitive, credo che alcuni elementi siano facilmente comprensibili a chiunque prenda contatto con il fiume Natisone, che non conoscevo».
Secondo lei, dunque, qualcosa non ha funzionato.
«Confido che le indagini possano evidenziare cosa è accaduto in quegli attimi. Se i soccorsi fossero partiti con la prima telefonata i ragazzi sarebbero vivi: se l’elicottero si fosse subito alzato in volo, al primo segnale di pericolo, oggi parleremmo di un epilogo differente. Attendo di essere smentito. Chi conosce il Natisone sa che di fronte a una richiesta di aiuto, bisogna attivare un certo tipo di intervento. Di sicuro non attivo la polizia locale».
Sta dicendo che chi ha risposto alla centrale del Numero unico delle emergenze non conosceva la zona?
«Lo ipotizzo. Io mi sono reso conto del contesto vedendolo di persona: ho notato la forza della corrente del Natisone, ho parlato con le persone del posto. Di certo di fronte a una richiesta d’aiuto che parte dal greto del fiume l’unica via di salvezza è l’elicottero: Patrizia ha sottolineato che si trovavano in quel punto, perché i soccorsi li hanno individuati senza tentennamenti. La richiesta d’aiuto era tutt’altro che generica. Forse non è stato compreso il pericolo, perdendo troppo tempo tra la prima chiamata e l’intervento effettivo».
Il fratello di Cristian, Petru Radu, ha parlato di «operazioni di salvataggio molto teatrali». Non è quantomeno ingeneroso, nei confronti dei soccorritori che si stanno impegnando con forza nelle ricerche del giovane?
«E’ il pensiero di Petru Radu, che è convinto di trovare il fratello ancora vivo. Ha chiesto di poter vedere i filmati registrati dai droni, vuole rendersi utile nelle ricerche. La famiglia insiste nel richiedere che non si sospendano, abbiamo appreso dai media con preoccupazione l’ipotesi che le forze in campo possano diminuire».
Ha parlato con i genitori di Cristian, che si trovano in Romani?
«Ho contatti mediati col papà e la mamma, anche attraverso il fratello. Mi interfaccio comunque con quotidianamente con loro, li aggiorno su quello che sta accadendo qua e su quello che scrivono i media».
Intanto I soccorritori, ormai sul campo da nove giorni, favoriti dal bel tempo, hanno sezionato il torrente in modo da procedere - adesso che le condizioni di visibilità lo permettono - andando per esclusione dal ponte Romano verso valle. I sommozzatori dei Vigili del fuoco in acqua, i fluviali in superficie, i volontari della protezione civile sulle sponde, stanno mappando tutte le aree, procedendo progressivamente per sezioni verso la confluenza con il Torre. Nel fine settimana l'assetto resterà immutato.
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