Le aziende friulane sono sparite da Mosca causa sanzioni

Aperti ancora alcuni cantieri industriali di Rizzani de Eccher. Intanto l’export del Fvg nei primi tre mesi va a gonfie. 

Maurizio Cescon

UDINE. L’export del Friuli Venezia Giulia, secondo i dati diffusi ieri da Confindustria, è andato a gonfie vele nel primo trimestre dell’anno in corso: più 51,3% rispetto allo stesso periodo del 2021, che era ancora contrassegnato dal Covid.

Ma nel frattempo gli scambi commerciali con la Russia, tradizionalmente importanti tra Friuli e Mosca, si sono letteralmente congelati causa invasione dell’Ucraina.

E così a operare in Russia, ormai, è rimasta praticamente solo la Rizzani de Eccher, tra i big regionali.

Sanzioni e guerra

«Abbiamo qualche cantiere attivo, ma a ritmi molto ridotti - conferma il presidente del colosso delle costruzioni Rizzani de Eccher - . Alcuni contratti, invece, sono già stati risolti, altri che erano da avviare sono in stand by.

In Russia adesso c’è una logica attendista, sia da parte nostra che dei clienti, per capire quali siano le prospettive. Attualmente abbiamo in piedi alcuni cantieri industriali nella regione di Mosca, ma si tratta di lavori secondari.

Le limitazioni russe per bilanciare le sanzioni europee condizionano tutti, non solo noi. Riscontriamo problemi con i pagamenti attraverso le banche, si può operare solo su alcuni istituti, con limiti su cambio e trasferibilità della valuta».

«Abbiamo il divieto di fare consulenze al governo e alle società russe, secondo quanto stabilito dal sesto pacchetto di sanzioni - spiega Roberto Corciulo, manager udinese presidente di I&C Partners - , possiamo solo lavorare con aziende di diritto russo ma controllate da soggetti italiani.

Noi lavoriamo con un’ottantina di aziende italiane-russe (venete, lombarde, marchigiane) che si occupano di investimenti in agroindustria, di trasformazioni o commerciali. Seguiamo anche il retail, i nomi della moda possono continuare a vendere sul mercato russo e stanno avendo buone soddisfazioni.

L’import-export dalla Russia con il Friuli è calato del 50% dopo la guerra e le sanzioni, ci sono contrazioni oggettive e alcune aziende hanno chiuso le attività perché non conveniva più continuare a operare. Le nostre aziende vanno così su mercati diversi: Stati Uniti e Cina per il legno arredo, che è molto forte in Friuli».

I dati

A livello regionale, nel primo trimestre del 2022 le esportazioni hanno registrato una crescita sostenuta in valore, pari a +51,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (da 3.315 a 5.016 milioni di euro). Da rilevare che il risultato in Fvg è fortemente influenzato dalla cantieristica navale e dalla sua variabilità nel tempo. Senza tale comparto la variazione si attesta comunque a +30,2%, influenzata anche dall’aumento prezzi delle materie prime, oltre che da un maggior volume di vendite per export.

I dati territoriali evidenziano, sempre in virtù delle performance della cantieristica, un risultato particolarmente positivo dell’area isontina (+312,3%).

Tutte le altre province mostrano comunque incrementi superiori al primo trimestre 2021 (Udine +34,2%, Trieste +36,1%, Pordenone +22,9%). In forte aumento per il FVG le importazioni, +49,1% (da 2.015 a 3.005 milioni di euro) che riflettono anche l’aumento dei prezzi materie prime e componentistica.

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