Le case degli operai inventate da Fanfani
UDINE. Era il 1949; l’Italia provava a rialzarsi in piedi dalla guerra. L’agricoltura era velocemente soppiantata dall’industria manifatturiera e molti friulani emigravano verso zone più industrializzate. Chi rimaneva apriva botteghe artigianali o cercava lavoro come operaio. E mentre aumentava la domanda di residenze urbane, si costruivano abitazioni per i lavoratori, dando avvio a un piano per la realizzazione di alloggi economici.
Si chiamava piano Fanfani (poi Ina-Casa) e fu così che nacque, alla fine degli anni Cinquanta, il Villaggio del Sole. Ai margini della città iniziò a prendere forma un complesso di edifici, inizialmente privo di servizi, che si caratterizzava anche per la presenza di una targa in ceramica policroma, con la colomba stilizzata e sei stelline, simbolo della dimora felice e simbolo, in quegli anni, delle abitazioni di Ina-Casa.
Il quartiere si sviluppò ulteriormente negli anni Sessanta, con la costruzione delle scuole materna ed elementare, il centro sociale di via Val d’Aupa e la chiesa di San Cromazio. Con l’arrivo del medico condotto, l’ufficio postale, la banca e i numerosi negozi, il Villaggio rappresentò negli anni un ricettore di servizi e raggiunse la sua massima espansione nel ventennio successivo, con la costruzione della scuola media Tiepolo e il polo universitario in viale delle Scienze.
Era un quartiere all’avanguardia dagli anni Sessanta agli Ottanta del secolo scorso, diede ospitalità ad oltre ottocento famiglie con oltre 2.500 persone. All’inizio tutti appartamenti in affitto, poi, con la formula del riscatto agevolato, la maggior parte degli affittuari divenne proprietaria degli immobili.
Ora il Villaggio del Sole ha mutato la sua fisionomia sociale: ai primi residenti, alle seconde e terze generazioni, si è sostituita l’utenza studentesca, strettamente connessa alla vicinanza con le strutture universitarie dei Rizzi, e una nutrita comunità multietnica. Il quartiere ha cambiato volto, nel rione popolare si respira un’aria diversa. (g.z.)
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