Le chiavi della Villa tornano per un giorno alla famiglia Moretti

Una réunion di famiglia. Un ritorno tra i ricordi. Un incontro con gli amici d’infanzia.
Via i dissapori e azzerate le centinaia di chilometri che li hanno tenuti distanti per anni.
Così le chiavi della storica villa Moretti, sulle colline di Tarcento, sono tornate per un attimo nelle mani della famiglia del “Baffone”. L’ultimo proprietario del prestigioso marchio “Birra Moretti”, il commendatore Luigi Menazzi Moretti, ha aperto simbolicamente l’ingresso della ultracentenaria dimora per una doppia occasione: la presentazione del libro-intervista, scritto appunto dal commendatore con il giornalista Mario Blasoni, e per accogliere e riabbracciare tutti i familiari, i parenti, gli amici d’un tempo.
L’amministrazione comunale di Tarcento, rappresentata dal sindaco Celio Cossa e dall’assessore (ed ex sindaco) Lucio Tollis, ha compiuto il gesto di consegnare le chiavi a Luigi che a Tarcento trascorse decine di estati, quando la Udine bene si ritirava appunto nelle ville fuori città a “villeggiare” soprattutto durante le estati, invitandolo ad aprire la porta.
Come sorse la villa-castello? «Luigi - il nonno che nella villa morì cento anni fa - per appagare le proprie inclinazioni mondane, si fece costruire la sua magione a Tarcento - una versione moderna di un castello - e iniziò a frequentarla a partire dal 1904, invitando amici per battute di caccia, scampagnate e concerti serali a cui partecipavano talvolta anche ragazze del luogo.

Si trattava di una splendida villa-castello, simile a molte costruite all’epoca nelle campagne lombarde e piemontesi, progettata dal noto architetto Berlan di Trieste. Lo stile Liberty era lo stesso del castello di Miramare. Era decisamente esagerata per uno scapolo.
Tarcento era una località ambita dall’alta borghesia udinese e triestina per costruire la propria casa di vacanza – spiega l’autore del libro –. Fu così che anche un altro illustre udinese, l’inventore del vuoto chimico e industriale per la produzione della lampadina, Arturo Malignani, realizzò nella “perla del Friuli” il suo castelletto di campagna. Luigi Moretti e Malignani, entrambi nati nel 1865, si conoscevano fin da ragazzi, frequentando le medesime scuole».
L’edificio sopravvisse a due guerre e divenne pure quartier generale di tedeschi, americani e partigiani alla fine della seconda guerra, tanto che successivamente dovette essere rimesso a posto. La famiglia poi ci ritornò soltanto in estate, per vacanze, serate e feste.
Ci passarono anche attori impegnati a recitare in Friuli. Dopo una giornata sul set venivano ospitati a cena. Bepi Driussi, per esempio, portò a cena parte della troupe di “Penne nere”. Poi il terremoto la distrusse e rimase disabitata e in decadenza, fino al 1988 quando venne venduta al Comune di Tarcento che la ristrutturò non senza un vivace dibattito politico, come hanno ricordato gli ex sindaci Di Lenardo e Tollis.
Tanti ricordi, come fotografie in bianco e nero sono state scambiate tra gli ospiti.
Oltre al commendator Luigi Menazzi Moretti c’erano la sorella Annalena arrivata da Pescara con il figlio Guido, con la moglie e le figlie; l’altra sorella, Marina, è rimasta a Roma con le figlie Francesca e Isabella per motivi di salute; da Londra è giunta la figlia di Luigi, Arianna, con il figlio; da New York è arrivato il figlio di Luigi, Marco; c’era la figlia Luisa con il marito Renato Quaglia e i figli Enrico e Irene; e ancora il cugino Alberto Menazzi, notaio a Udine con Daniela e Sandra Menazzi e la seconda cugina Paola Menazzi.
E non potevano mancare gli amici d’infanzia tarcentini di Luigi: Renzo Balbusso, Luigino Armellini, Luigi Bernardis e Sergio Vanon; i tre sindaci che hanno seguito le vicende della Villa: Di Lenardo che nel 1988 ha acquistato la villa, Tollis che ha proceduto nel 2001 al restauro, il sindaco attuale Cossa che ha voluto questo evento, e Michela Gasparutti che da sindaco si era battuta affiché fosse acquistata dal Comune.
Presente anche Romana Malignani, vedova di Paolo, figlio di Camillo e nipote di Arturo. Anche i Malignani avevano una dimora a Tarcento ed erano molto amici della famiglia Moretti. Simpatici e toccanti i ricordi estivi rispolverati dal commendatore e dai suoi amici: le corse sulle colline, i giochi e come non ricordare le battaglie tra bambini contro “quelli di Coia” per poter issare la bandiera di Tarcento anche lassù...
L’università di Udine ha istituito pure un corso di studi per gli imprenditori della birra, che è stato illustrato dal prorettore Roberto Pinton e dal professor Pietro Susmel.
Nell’ultima parte del libro, inoltre, Luigi Menazzi Moretti ripercorre un momento del 1988 quando la casa stava per essere ceduta al comune.
Riteneva doveroso congedarsi da quella dimora e salì alla villa, tra le mure pericolanti, vi entrò e si soffermò nella sala da pranzo di fronte a una parete dove di solito era appeso il ritratto del nonno, immaginando un congedo da quelle mura attraverso un dialogo con il nonno, un colloquio che traccia la saga della famiglia, dalla fondazione dell’azienda alla vendita alla canadese Labatt.
Per lasciare memoria il commendator Menazzi Moretti ha donato al Comune di Tarcento il quadro del nonno Luigi (committente della villa) e della madre Luisa perché sia esposto nella villa a ricordo del primo e dell’ultimo proprietario.
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