Le confessioni di Alessandra Guerra: "Sono stata massacrata da politici e invidiosi"

Dai talk show all’addio alla vita pubblica, una parabola amara. "Non mi perdonano il vitalizio, ma è un misero risarcimento: sono come Ilaria Capua"
Lasorte Trieste - Politeama Rossetti - Berlusconi Guerra -
Lasorte Trieste - Politeama Rossetti - Berlusconi Guerra -

UDINE. «Anarchica, atea e vegetariana». Scandisce le tre parole fissandomi negli occhi. Una breve pausa. Un sorso d’acqua. Poi riprende. «Questo sono diventata dopo tanto schifo. Non voglio più apparire sui giornali, non voglio interviste. Ho sofferto troppo. E ho ancora paura».

Una lunga chiacchierata in un bar cittadino. Pezzi della sua vita, pennellate su alcuni colleghi, aneddoti, rimpianti e rabbia. Tanta rabbia. E altrettante contraddizioni.

Come quella di ripetere di non voler apparire sulla stampa, ma di raccontare e raccontarsi quotidianamente sui social come se la comunicazione fosse un unico retaggio della carta stampata. Uno dei suoi ultimi pezzi sul suo profilo Facebook ripercorre la sua vita politica, da quando si era buttata «con cuore, intelligenza e continua preparazione per costruire un Fvg degno della sua posizione nazionale e internazionale».

Anche perché, fa notare, «avevo tutto in regola, dal liceo al 110 e lode e diritto di pubblicazione». Ma, ahilei, «in politica - scrive ancora - tutto questo è cacca». E si paragona a Ilaria Capua, la scienziata che si è dimessa dal Parlamento per andarsene negli Usa dopo il calvario giudiziario di un’inchiesta che dopo 8 anni l’ha scagionata e le accuse continue nei suoi confronti mosse dal M5s.

Eccola, l’ex presidente della Regione, la leghista più corteggiata dal centrodestra, per 15 anni a Trieste, in pensione a 50 anni col vitalizio.

Ecco Alessandra Guerra, figlia d’arte, pasionaria dell’autonomismo che ha accusato la Lega «di fascismo, andandomene senza cadere tra le spire delle offerte prestigiose che arrivavano dal mondo politico e non solo». Già, ma in politica chi è senza peccato scagli la prima pietra. Era il 2006 e il Carroccio Fvg doveva eleggere il nuovo segretario regionale.

ANTEPRIMA manzano calderoli
ANTEPRIMA manzano calderoli

La battaglia era tra Fontanini e quel Pottino che in seguito divenne deputato del Carroccio, ma entrò subito nella compravendita di deputati attuata da Cavaliere e si accasò beato coi forzisti. La Guerra scelse lui. Bene, una volta eletto segretario Pottino attuò la purga stalinista o fascista per usare un termine della Guerra più devastante della storia della Lega.

Cacciò dal partito il segretario provinciale Claudio Bertolutti altri 23 componenti e sospese dalla Lega oltre allo stesso Fontanini, anche i parlamentari Bosco e Moro.

Questa era la politica. Questa era la Lega. E la Guerra non poteva non saperlo. Certamente nelle cose che faceva e in ciò che credeva c’aveva messo anima e cuore. Ma in politica il prezzo del successo e del protagonismo non fanno rima con dolcezza e bon ton.

Anzi è fatto di un percorso impervio e a zig zag. Dalla politica, la Guerra ha ricevuto molto: notorietà, potere, successo. E perché no, anche laute corresponsioni. Nel suo documento scrive con ironia che «quel vitalizio è un misero risarcimento! Un obbligo! Dove sono finiti i miei meriti scolastici? E la mia onestà amministrativa? E la mia possibilità (dati i risultati conseguiti con il mio curriculum extra politico) di fare onestamente carriera? Guadagnerei molto di più se non avessi rinunciato anche alle mie quote nell’azienda di famiglia (tanto per essere stupidamente etica!) O se avessi accolto gli inviti e le proposte del mondo massone».

Invece la caduta ha lasciato il segno. Dopo essere stata “purgata” dalla Lega da Calderoli e della commissaria Dal Lago, la Guerra è andata - testuali parole - alla ricerca di spiritualità, yoga, psicoanalisi per ritrovare - auspice anche un’invidiabile tranquillità economica - se stessa.

A partire dall’insegnamento. Ma la politica - scrive ancora - glielo ha impedito. Non aveva trovato pace neppure nella breve parentesi con il Pd cui si era iscritta durante la resa dei conti tra Bersani e Renzi. Ma fu - ancora testualmente - «un’incredibile bufala.Fui massacrata dalle donne dem», chiosa.

E’ stata costretta davvero a rifarsi una vita, a cercare nuovi amici. A difendere le figlie che «pagano ancora un prezzo troppo alto per avere avuto una mamma troppo onesta e troppo famosa». Famosa lo è stata. Le piaceva partecipare ai talk show. Ora, però, scrive che «la gente è implacabile.

Ama e odia, critica e invidia. Poco importa la storia di chi non temono più perché ha rinunciato al potere. Per capire me stessa ho studiato psicanalisi e per non morire ho lavorato tantissimo su me stessa e sul mio corpo che...urlava». Sa e sapeva che questa è la politica. Oneri e onori.

La giostra del potere non ammette verginità, ma connivenze e silenzi. Che in genere si denunciano sempre a posteriori. Dispiace leggere della sua paura, vera, e del senso di colpa, vero, per le rappresaglie che subiscono le figlie e per gli ostacoli che le impongono per non farla insegnare.

Ma ciò non può fare dimenticare che il tanto che ha avuto è molto di più della maggior parte delle donne che non possono neppure raccontarsi su Facebook.

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